Tra le tante “favolette” che il carrozzone dei pro-Tav va raccontando in giro per convincersi di essere nel giusto, ce n’è una più assurda delle altre. Da diversi giorni infatti è in atto una gara tra i sostenitori dell’assurdo tunnel per appiccicare il bollino “green” alla Torino-Lione. In nome della salutare “cura del ferro”, si tessono a destra e a manca lodi al progetto Tav sulle virtù ambientali dello stesso.
Ora: anche i bambini sanno che trasferire merci da gomma a rotaia può portare una diminuzione di polveri sottili ed inquinamento atmosferico. E generalmente infatti è così. Però il treno tanto caro a Lega, Pd, Fdi, Fi e compagnia è l’eccezione che conferma mestamente la regola, tante sono le controindicazioni in tema di sostenibilità ambientale che esso porta con sé.
Il climatologo Luca Mercalli, che da anni studia gli impatti ambientali della Torino-Lione, anche questa settimana ha ribadito una previsione agghiacciante: le prime riduzioni di Co2 si avranno soltanto nel 2045. Vale a dire tra un quarto di secolo abbondante.
Prima di allora però, ai tir e ai camion che continueranno a viaggiare ed inquinare per le strade si aggiungerà lo scempio ambientale delle operazioni di scavo, delle talpe che succhieranno energia a man bassa e delle migliaia di metri cubi di roccia che andranno rimossi e trasportati per lo smaltimento non si sa bene dove.
E poi cavi di rame, acciaio, calcestruzzo, migliaia di alberi abbattuti: più che alta velocità, il Tav sarà un’opera ad alta vulnerabilità per l’ambiente che dovrà ospitarlo. Senza contare il dispendio energetico abnorme che comporterà l’impianto di raffreddamento che una volta finito il tunnel funzionerà in modo permanente, poiché all’interno dello stesso altrimenti avremmo temperature intorno ai 50 gradi. E che dire dei posti di lavoro tanto sbandierati dai sì-Tav? A prescindere dal fatto che saranno solo qualche centinaia, queste persone si troveranno a lavorare per anni in un ambiente totalmente insalubre, vista la massiccia presenza di uranio ed amianto riscontrata nei siti di scavo.
Come si può dunque definire “green” un’infrastruttura del genere?
Una delle più belle valli dell’arco alpino, che oltretutto ospita già una tratta ferroviaria, verrà sfregiata in maniera irreversibile. In più, la fauna ne risentirà in maniera profonda. E ammesso che una volta pronta la linea venga utilizzata a carico pieno, il risparmio di emissioni che genererà dovrà ripagare del surplus di inquinamento che i vent’anni di lavori per costruirla avranno generato.
E’ un po’ come se per guarire un paziente da una malattia ai polmoni lo si facesse prima fumare per tanti anni: chi insiste nel dire che il Tav porta con sé numerosi benefici ambientali si prende gioco dei cittadini.
Noi vogliamo evitare al nostro paese questo errore storico. Per questo mercoledì prossimo al Senato voteremo convintamente per avviare un percorso parlamentare che possa interrompere questa follia.