In questi mesi il MoVimento 5 Stelle al governo ha ottenuto un risultato importantissimo: i migranti che arrivavano sulle nostre coste venivano fatti sbarcare solo dopo avere ottenuto la disponibilità da parte di altri Paesi europei ad accoglierli. La situazione attuale è esattamente la stessa: il porto resta chiuso fino a che altri Stati si attivano per gestire l’accoglienza. Nell’ultimo caso, quello della nave Ocean Viking, su 82 persone oltre il 70% sono state accolte da altri Paesi.
Questo deve essere il minimo sindacale che ci poniamo come obiettivo. Siamo soddisfatti che anche il Pd abbia compreso che, prima di fare sbarcare i migranti, si debbano avere certezze in UE sulla loro redistribuzione e che anche la linea di questo governo sia rimasta la stessa. Il rispetto per la sofferenza e la tutela delle persone più fragili devono essere un punto fermo, ma non saremo succubi a logiche che per anni hanno visto l’Italia e i suoi cittadini vittime di questo fenomeno.
La questione è molto semplice: l’Italia non può affrontare il fenomeno degli sbarchi da sola. È inaccettabile che solo il nostro Paese si faccia carico dei migranti. Sì, perché uno sbarco implica un processo di gestione e accoglienza molto complesso, di cui l’Italia si è sempre occupata da sola, ma il fenomeno migratorio e la relativa gestione riguardano tutta l’Europa. E in questi 14 mesi abbiamo sempre ottenuto che vari Paesi si facessero carico dell’accoglienza di queste persone. Questo prima non avveniva, ed è un risultato di cui siamo orgogliosi.
Questa da sempre è la linea del MoVimento 5 Stelle e non cambierà di certo adesso.
Non è cambiato niente rispetto alla azione che abbiamo portato avanti finora, sebbene qualcuno cerchi di dire il contrario. Il porto resta chiuso fino al momento in cui c’è la certezza della redistribuzione, garantendo sempre e comunque la sicurezza delle persone a bordo, la tutela di bambini e ragazzi, donne incinte e malati.
Perché (lo ribadiamo!) per noi esiste solo un metodo: quello della redistribuzione e della modifica dell’attuale regolamento di Dublino, con il 70% di redistribuzioni quale soglia minima. La redistribuzione tra i Paesi europei deve diventare una regola europea automatica e non un criterio applicabile a seconda dei casi.
Questi sono principi cardine della nostra azione politica. E su questo saremo intransigenti.
Di sicuro non ci troverete a urlare in piazza o in tv, a strumentalizzare politicamente un fenomeno che coinvolge vite umane, a fare show, minacce e dimostrazioni di forza.
Affronteremo tutto questo con la serietà che richiede, ma con altrettanta intransigenza, per ottenere il risultato che ci siamo prefissati: che la gestione dei flussi migratori diventi una questione europea e non solo italiana.
Con noi al governo nessuna vita umana sarà in pericolo, ma nessuno deve lasciare sola l’Italia.