Quella andata in onda l’altro ieri su Tagadà su La7 non è stata certamente una bella pagina di giornalismo.
Il racconto della conduttrice e dell’inviato ad Accumoli, per seguire la visita ufficiale del Presidente del Consiglio Conte nelle aree terremotate del Centro Italia rasenta la mistificazione.
È stata imbastita una intera puntata sulla falsa narrazione che il Presidente Conte non voleva incontrare le comunità del posto. Eccole le immagini, senza filtri, che parlano da sole. Premesso che stiamo parlando di persone che portano e porteranno per sempre sul corpo e le ferite di quanto accaduto tre anni fa, quel terribile sisma in cui persero la vita 299 persone, di cui 11 proprio ad Accumoli, e che ha segnato la vita di migliaia di persone di tutto il Centro Italia.
Il Presidente Conte venerdì, sia ad Accumoli e sia a Castelsantangelo sul Nera, ha incontrato i comitati civici dei cittadini, così come aveva già fatto durante le consultazioni per la formazione del nuovo Governo. E non poteva essere altrimenti, dal momento che sia il premier sia il MoVimento 5 Stelle non hanno mai smesso di ascoltare e recepire le istanze delle popolazioni colpite dal sisma. Dall’inizio di questa legislatura abbiamo messo in campo misure importanti per rispondere alle esigenze dei cittadini, degli amministratori locali e dei tecnici e imprenditori che materialmente devono provvedere alla ricostruzione in quei territori.
Abbiamo stanziato fondi e varato provvedimenti, nominato commissari e approvato decreti per tutte le aree del Paese che negli anni passati hanno subito i danni del terremoto, da Catania al Molise passando per Ischia. Anche grazie all’appassionato lavoro di Vito Crimi, nei setti mesi in cui tra le sue deleghe di sottosegretario c’è stata quella per le aree del sisma del Centro Italia, abbiamo assegnato 700 milioni per finanziare la ricostruzione privata all’Aquila e abbiamo individuato due nuovi responsabili degli USR, gli Uffici speciali per la ricostruzione, affrontando per giunta le problematiche relative al personale di queste strutture.
Con altrettanto impegno ci siamo concentrati sul Centro Italia, e sulle conseguenze di quelle violente scosse che hanno coinvolto i territori di quattro regioni, un’area eterogenea e già fortemente provata dalla crisi e dalla carenza di infrastrutture. L’ascolto e il confronto con la popolazione non è mai mancato neanche in questo caso. Abbiamo sostenuto famiglie e imprese, semplificato le procedure, come nel caso dell’affidamento della progettazione pubblica per importi sotto i 40mila euro. Abbiamo aggiunto 200 unità a personale per la ricostruzione dando la possibilità al commissario di completare l’organico degli uffici.
Davanti alla devastazione e alle macerie, davanti alla perdita di vite umane e alle ferite indelebili che porta con sé, pensare che ciò sia abbastanza sarebbe da stolti. È un segnale, un nuovo inizio che speriamo contribuisca a restituire un briciolo di speranza. Sappiamo bene che la strada è ancora lunga e che l’impegno di parlamentari, ministri e sottosegretari del MoVimento, così quelle dei tanti portavoce sui territori, è necessario ma non sufficiente: o si gioca di squadra con tutte le istituzioni e i soggetti privati coinvolti o la battaglia della ricostruzione non si vince.
Ne siamo consapevoli al punto che non abbiamo mai smesso di stare tra le persone, di ascoltare comitati, sindaci, tecnici e semplici cittadini. Com’è nella natura del MoVimento 5 Stelle, ci siamo fatti portavoce delle loro istanze, senza proclami né promesse roboanti, rispettando il dolore delle persone e lavorando senza sosta, come stiamo continuando a fare anche in queste ore. Perché la migliore risposta a chi strumentalizza e lancia accuse senza fondamento sono i risultati che abbiamo prodotto e ancor più quelli che saremo in grado di produrre da qui in avanti.
Per questo ci sentiamo di lanciare un appello ai media: non strumentalizzate i cittadini tirandoli per la giacca in sterili polemiche politiche. Giudicate l’azione di governo dai risultati del nostro lavoro, criticate le nostre misure e tenete il fiato sul collo su chiunque abbia responsabilità nella ricostruzione, ma non usate strumentalmente le comunità e le persone colpite dal sisma.