Oggi ne parliamo tutti perché ha vinto il premio Nobel per la Pace.
E la motivazione ovviamente è legata alla risoluzione del conflitto con l’Eritrea. Ma Abiy Ahmed Ali, premier dell’Etiopia classe 1976, è il primo Nobel che pianta gli alberi, o almeno il primo ad averne piantati così tanti in un solo giorno e tantissimi in pochi mesi, con l’obiettivo di volerne piantare ancora di più.
Solo nella giornata di lunedì 29 luglio 2019, in Etiopia sono stati ben piantati 350 milioni di alberi nell’ambito del programma governativo Green Legacy, lanciato il 26 maggio con l’obiettivo di arrivare a piantarne ben 4 miliardi in pochi mesi (2,6 miliardi già il 24 giugno). Ma il target di Abiy Ahmed è addirittura di arrivare a 10 miliardi di alberi piantati.
Per la precisione quel giorno di fine luglio, al termine delle 12 ore dell’iniziativa, sono stati piantati in totale 353.633.660 alberi, superando di gran lunga il record di 66 milioni di alberi piantati in 12 ore in India.
Il Comitato per il Nobel ha sottolineato che la pace raggiunta tra i due Paesi del Corno d’Africa “non proviene dalle azioni di un singolo attore”: lo stesso potremmo dire del risultato straordinario raggiunto da Abiy Ahmed, che senza un popolo che piantasse gli alberi con lui non avrebbe mai potuto porsi obiettivi così ambiziosi.
Il governo di Addis Abeba ha favorito in tutti i modi questa mega-opera di riforestazione, consapevole del valore inestimabile di questa risposta collettiva alle conseguenze drammatiche della deforestazione e dei cambiamenti climatici. Piantare alberi può rappresentare un tassello importante nella strategia che un Paese mette in campo per contrastare la crisi climatica e sicuramente è la più economica e semplice tra le misure possibili. Recenti ricerche stimano che si potrebbe eliminare fino a due terzi delle emissioni prodotte dalle attività umane se si coprissero con alberi gli 0,9 miliardi di ettari di terra “disponibile”, escludendo ovviamente le aree coltivate e quelle urbane: in pratica, un’area delle dimensioni degli Stati Uniti. Tom Crowther dell’Università svizzera ETH di Zurigo, autore della ricerca in questione, ritiene quella della forestazione la soluzione “più potente” tra quelle oggi disponibili, ovviamente da affiancare alla riduzione delle emissioni rinunciando alle energie fossili, anche perché seppure vi fosse la volontà politica di inaugurare già oggi questa grande opera di forestazione globale, per vederne gli effetti (eliminare cioè oltre 200 miliardi di tonnellate di carbonio) dovremmo aspettare tra i 50 e i 100 anni.
Tocca dunque aiutare subito il futuro che vogliamo a mettere radici: sono moltissime in giro per il Pianeta le iniziative di istituzioni e cittadini finalizzate a piantare nuovi alberi e nei giorni scorsi un importante appello a metterne a dimora 60 milioni è stato lanciato a nome delle Comunità Laudato si’, da Stefano Mancuso, scienziato e direttore dell’International Laboratory for Plant Neurobiology, Carlo Petrini, presidente di Slow Food, e dal vescovo di Rieti Domenico Pompili.
Il MoVimento 5 Stelle è impegnato concretamente in questa battaglia grazie all’intuizione di Gianroberto Casaleggio, che nel 2014 volle fortemente la prima edizione di Alberi per il futuro, la due giorni di piantumazione e sensibilizzazione in programma quest’anno il 16 e 17 novembre. Un’anteprima dell’iniziativa di forestazione urbana si svolgerà a Italia 5 Stelle con due giorni di laboratori e dibattiti dedicati: vi aspettiamo!