Intervista all’ing. Mazzilli, ex Facebook: «Così nasce il nuovo codice di Rousseau»

Intervista apparsa sul Corriere della Sera di Martina Pennisi a Emanuel Mazzilli, ex programmatore di Twitter e Facebook nella Silicon Valley e team lead dell’Area Sviluppo della nuova piattaforma Rousseau.


Lei è un dipendente di Facebook?

«Da ingegnere informatico ho lavorato per diversi anni nella Silicon Valley per numerose aziende tra le quali alcuni colossi come Twitter e Facebook. In particolare sono stato nel team di Facebook a Menlo Park in California, dove mi sono occupato dello sviluppo dell’app di Android che al momento conta oltre un miliardo di utenti, poi il 26 novembre 2018 ho lasciato tutto per provare a lanciarmi in questa nuova avventura».

Il 6 luglio 2019 ha però tenuto un corso di Facebook Marketing Engineering .
«Come già detto, non ero più dipendente di Facebook. A luglio 2019 mi è stato chiesto di tenere alcune lezioni all’interno di un master in marketing organizzato da Digital Combat Academy. Ma si tratta di una società che non ha alcuna relazione con Facebook».

Ha iniziato a sviluppare la nuova piattaforma Rousseau quando era ancora in Facebook?  
«No. Come ho già detto, ho lasciato Facebook per lanciarmi in questa nuova e stimolante avventura. Non ci sono sovrapposizioni».

Come è iniziato il suo rapporto con il Movimento e con l’Associazione Rousseau?
«Mi sono iscritto al Movimento 5 Stelle nel maggio 2012, una settimana prima di emigrare negli Stati Uniti. In questi anni sono stato attivo nel meetup estero. Ho conosciuto Davide (Casaleggio, ndr) nel 2018 e ho capito che avevamo una visione comune su come la tecnologia stava rivoluzionando la politica e su come Rousseau avrebbe potuto avere un ruolo da protagonista in questo ambito».

Adesso è un dipendente dell’Associazione Rousseau?
«Ho messo a disposizione le mie competenze professionali dalla fine dello scorso anno per un tempo limitato di dieci mesi in cui dovevamo creare un sistema di voto scalabile pronto ad accogliere un milione di persone, riscrivere da zero tutte e 14 le funzioni esistenti e sbloccare la crescita utente con un sistema più efficiente. Ora sto transitando al ruolo di advisor che mi consentirà di coordinare il team di sviluppo che abbiamo costruito in questi mesi e che dovrà affrontare nuovi ed ambiziosi obiettivi sempre con lo stesso fine: aumentare l’impatto dei cittadini sulla vita politica».

Come sta agendo, in concreto?
«Sono il responsabile dell’area sviluppo della nuova piattaforma che è stata riscritta da zero. Per quanto riguarda la app, invece, rientra in un progetto di apertura ulteriore di Rousseau che sto coordinando in prima persona e che si chiama “Rousseau Open Engineering”: in sostanza abbiamo lanciato una call pubblica per professionisti It, sviluppatori e grafici, invitandoli a partecipare alla scrittura in crowdsourcing (condivisione) del codice della nuova applicazione mobile che sarà compatibile con smartphone e smart Tv. Ad oggi ci hanno già risposto 71 programmatori e 19 designer».

Con quante persone sta lavorando e da dove?
«Tra risorse interne ed esterne ho coordinato 14 sviluppatori a vario titolo. Oltre a questi, abbiamo lavorato con Enrica Sabatini e altri professionisti provenienti da settori trasversali, per creare un prodotto che fosse comprensivo di tutte le sensibilità necessarie. Durante gli anni a Facebook e Twitter ho lavorato su piattaforme usate da miliardi di persone diverse: dal piccolo artigiano che usa i social network per promuovere la propria attività fino ai capi di Governo che affidano allo stesso strumento annunci determinanti per l’intero mercato mondiale. Ho provato a esportare questa esperienza in Rousseau dove queste molteplici entità possono e devono dialogare affinché la direzione politica sia costruita in maniera condivisa da tutti e ognuno abbia voce per il contributo che può dare. Per il ruolo di advisor è molto più probabile che continuerò in futuro a collaborare principalmente da San Francisco».

Parliamo di tempi.
«Abbiamo sviluppato la nuova piattaforma e siamo entrati nella fase di beta testing. Il nostro obiettivo è ambizioso: vogliamo mettere la collaborazione nell’infrastruttura. Nei prossimi mesi accoglieremo le indicazioni degli iscritti che si sono resi disponibili come beta tester per modellare la piattaforma intorno all’utente. Accedendo alla piattaforma in anteprima, questi iscritti potranno dare i loro feedback in termini di criticità, ma anche di suggerimenti per funzioni future. Quanto più i cittadini collaboreranno, tanto più la piattaforma risponderà alle esigenze di tutti. Entro fine anno rilasceremo per tutti la nuova piattaforma e l’app di voto».

Cosa dobbiamo aspettarci?
«Oltre a quanto già detto, c’è molto di più. Abbiamo, infatti, progettato il login di Rousseau in modo che possa essere usato per accedere ad altri siti. Tecnicamente questa caratteristica si chiama Single Sign On. Così come quando vi iscrivete a Netflix o Spotify potete utilizzare la vostra identità Facebook, così l’identità Rousseau (sempre certificata con documento) potrà essere la chiave d’accesso ad altri strumenti e servizi legati alla cittadinanza digitale».

Come giudica l’operato di Rousseau fino a oggi? Definirebbe validi i risultati emersi?
«Credo che il risultato sia stato straordinario. In poco tempo, abbiamo aumentato di circa il 50 per cento gli utenti certificati. A oggi Rousseau conta 154.258 utenti certificati e 124.010 aventi diritto al voto. Abbiamo stabilito il record mondiale di votanti online in un solo giorno, 79.634 (Mazzilli restringe dunque il campo a un solo giorno, mentre nel caso di Podemos la votazione era durata nove giorni, ndr) , e creato un’infrastruttura solida che il 3 settembre ha gestito, migliaia di connessioni al secondo. Le faccio un esempio: solo nelle prime due ore abbiamo registrato 36 mila operazioni di voto».

Anche a livello tecnico, se chi organizza il voto controlla anche la base dei dati il risultato in che modo può essere considerato attendibile?
«Abbiamo un log puntuale degli accessi alle macchine e ai database: qualsiasi cosa facciamo sulle nostre macchine viene registrata. Questo sistema è stato implementato da una società esterna specializzata in infrastruttura e consente di verificare, solo per fare alcuni esempi, che non ci siano accessi durante le operazioni di voto, né manomissione dei log. Tutto viene poi validato e certificato con atto notarile per il quale, come sa meglio di me, ogni dichiarazione mendace determinerebbe pesanti conseguenze penali».

Sulla nuova piattaforma cambierà qualcosa sulle validazioni del voto? Ci sarà sempre una società esterna specializzata e senza alcun legame con l’associazione Rousseau, a differenza da quanto accaduto in passato?
«Ogni votazione su Rousseau è stata validata da enti terzi che siano il notaio o una società esterna. Nel tempo abbiamo raffinato sempre di più questo processo e il nostro obiettivo è arrivare ad un sistema di certificazione del voto basato su blockchain».

Come ha lavorato per superare le criticità evidenziate dal Garante per la privacy che hanno portato alla multa di aprile da 50mila euro?
«Abbiamo riscritto tutto da zero anche soddisfacendo tutte le richieste e i suggerimenti del Garante. La multa di aprile, lo ribadisco, si riferiva ad un accertamento avvenuto nel 2018 su una piattaforma di voto che non è più in uso e che, tra l’altro si riferiva anche a motivi procedurali come non aver inserito il nome della società di hosting nella pagina privacy. Siamo riusciti così a progettare e sviluppare una nuova infrastruttura che non presenta più quelle criticità, ma che è anzi allo stato dell’arte in termini di sicurezza, privacy e robustezza».

Ritiene, in generale, che il voto elettronico possa soppiantare quello tradizionale?
«Il voto elettronico è già realtà in altri paesi come l’Estonia. In Italia manca la base del voto elettronico, che è l’identità digitale per diritto di nascita. Implementata quella ed estesa a tutti gli ambiti della vita dei cittadini, non sarà impensabile transitare al voto elettronico. Quando leggo delle scetticismo generale in materia sorrido, perché rivedo le stesse identiche perplessità che hanno accompagnato qualsiasi miglioramento tecnologico. Esperimenti come il nostro sono pionieri nel settore. Siamo stati quelli che in mezzo ad un coro disfattista di “non si può fare” si sono alzati e l’hanno fatto».

Si è candidato nel 2018 da San Francisco, ha programma di candidarsi nuovamente?
«Al momento non ho in programma di candidarmi nuovamente»


Di seguito il video dell’intervento a Italia 5 Stelle di Enrica Sabatini, socia dell’Associazione Rousseau ed Emanuel Mazzilli team lead dell’Area Sviluppo della nuova piattaforma Rousseau

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Pubblicato da Associazione Rousseau su Giovedì 17 ottobre 2019