Evasione fiscale non è sinonimo di furbizia e presto sarà chiaro a tutti.
Non pagare le tasse è un reato grave e odioso, perché chi lo commette nega il proprio contributo economico alla società e la rende più povera.
Prendiamo ad esempio uno degli ultimi casi accertati dalla Guardia di Finanza, in Liguria. In provincia di La Spezia, stando a quanto emerso dalle indagini, un “broker” avrebbe dichiarato per anni redditi per pochi euro, pur avendo fatto affari per circa 2 milioni noleggiando lussuosissimi Yacht. In questo modo, oltre a ricavare per sé un guadagno illecito, l’imprenditore in questione avrebbe sottratto alla comunità una montagna di soldi. Denaro che certamente avrebbe fatto comodo alle finanze di tanti enti che ogni giorno prestano servizi fondamentali per le famiglie italiane.
Chi fa una cosa simile non può passarla liscia o sperare di cavarsela con poco. Ecco perché siamo intervenuti con nuove norme per il contrasto della grande evasione fiscale.
Se fosse già in vigore la nostra riforma approvata con il Decreto fiscale e le accuse al broker venissero confermate, per lui sarebbe molto più probabile finire in carcere.
Le ipotesi di reato che gli vengono contestate sono “dichiarazione infedele” e “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”. Infatti, per la prima delle due (art.4), abbiamo previsto l’abbassamento della soglia di rilevanza penale – da 150.000 a 100.000 euro – e l’aumento delle pene, che andranno da un minimo di 2 a un massimo di 5 anni (anziché da 1 a 3).
Inoltre, lo Stato si riapproprierebbe di quello che gli spetta, e con gli interessi. Vogliamo estendere, infatti, anche ai reati fiscali la c.d. “confisca per sproporzione”: i giudici oltre a confiscare il denaro trattenuto impropriamente, potranno anche stabilire la confisca di tutti quei beni di cui l’imprenditore non può dimostrare la provenienza.
A breve, l’evasione fiscale non sarà più uno scherzo. Chi sottrae risorse ai cittadini onesti pagherà anche con la reclusione.