Cittadinanza Digitale. Intervista al sociologo esperto di net attivismo Massimo Di Felice

Intervista a Massimo Di Felice, sociologo, esperto di net attivismo e autore del libro: “La cittadinanza digitale. La crisi dell’idea occidentale di democrazia e la partecipazione nelle reti digitali”


Come è cambiata Internet?

Oggi possiamo avere un’idea abbastanza chiara dei processi di trasformazione e possiamo sintetizzarli come un processo di espansione di rete. Abbiamo avuto un primo momento con la rete dei computer, la web 1.0. Poi la rete social, il web 2.0 e la banda larga. Poi l’internet delle cose con la possibilità anche per gli oggetti di immettere informazioni in rete e i big data. E ora abbiamo le piattaforme digitali e blockchain. Una nuova forma di costruzione di reti che connette non soltanto gli umani ma anche gli oggetti e gli elementi della natura.

Quindi possiamo dire che la storia di Internet è una storia di evoluzione di reti di connessione.

Si parla molto di Cittadinanza digitale, ma cos’è?

Sintetizzando possiamo dire che ci sono due principali tendenze di interpretazione sulla cittadinanza digitale.

La prima è l’amplificazione dei diritti e delle forme di cittadinanza che abbiamo storicamente ereditato dalla democrazia, ossia tutte le forme che facilitano la relazione tra Istituzioni e pubblico, quindi, come dire, è una rinnovazione delle forme di partecipazione e anche ovviamente l’avvento di tutta una serie di nuovi diritti e conseguentemente anche una nuova forma della democrazia.

La cittadinanza digitale può essere interpretata anche come un nuovo tipo di partecipazione estesa anche ai non-umani. Attraverso la connessione Internet di tutte le cose la partecipazione è aperta anche alle biodiversità e ai flussi informativi legati agli oggetti creando quindi un nuovo tipo di governance all’interno del quale gli umani e non umani, attraverso il processo di datizzazione (trasformazione di tutto in dati), prendono le decisioni in comune. Le riunioni dell’ONU sul clima ne sono un esempio.

In che modo le nuove tecnologie stanno cambiando la relazione con l’ambiente?

Attraverso la connessione generalizzata oggi noi abbiamo un dialogo continuo con la foresta amazzonica, con gli oceani, con i ghiacciai. Noi oggi abbiamo acquisito una nuova forma di sensorialità che si estende a tutta la biosfera e questo è un processo legato alle forme nuove di digitalizzazione. Questa forma di connessione e di sensorialità estesa alla biosfera crea una nuova forma di gestione e di governance all’interno della quale tutti i membri che fanno parte della biosfera partecipano ai processi decisionali. È sempre più importante oggi dare voce e ascoltare il clima, la biodiversità, la qualità dell’aria per sapere come muoverci, ma anche per sapere come creare delle leggi che non siano distruttive dell’ambiente.

Siamo in una nuova fase di interazione con l’ambiente, di un nuovo tipo di natura; dove la relazione non è più soltanto fisica e diretta tra il corpo e le biodiversità, ma passa per i dati creando un nuovo tipo di interazione tra il mondo biologico vegetale, il mondo fisico materiale e il mondo digitale.

Nel suo libro “La cittadinanza digitale” parla di oggetti politici non identificati. Che cosa sono?

Sono le nuove forme di conflittualità. Pensiamo ai vari movimenti in Europa, i meetup in Italia gli indignados in Spagna, Anonymous. Oggi nel mondo c’è il Cile con le nuove generazioni che lottano contro il governo, c’è Hong Kong e molti altri. Pensiamo a tutte quelle forme di conflittualità che non possono essere definite né di destra né di sinistra perché non si riconoscono all’interno di un’ideologia, ma nascono attraverso la connessione. Sono dei movimenti autonomi spontanei senza leader, ma che attraverso la rete organizzano forme di conflittualità e stabiliscono, sempre attraverso la rete, delle agende dei contenuti.

Questi movimenti generalmente spariscono dopo che hanno ottenuto quello che volevano o in altri casi si costituiscono e vanno avanti, ma è chiaramente l’inizio di una nuova era del conflitto dove la conflittualità viene dislocata nelle reti digitali e quindi assume delle forme completamente diverse rispetto alla tradizione moderna. Per questo li chiamo oggetti politici non identificati perché sono come gli UFO.