Elzéard Bouffier è un pastore che conduce il suo gregge al pascolo ogni benedetto giorno alle pendici delle Alpi francesi, in Provenza. Lo scrittore Jean Giono ha raccontato un risvolto particolare della sua esistenza apparentemente anonima e ripetitiva nel romanzo breve “L’uomo che piantava gli alberi”.
Ogni sera Elzéard si siede a tavola e, dopo aver cenato, seleziona una ad una le ghiande più belle e sane tra quelle che ha raccolto nel corso della giornata. Ne mette cento in un sacco che la mattina dopo porterà con sé insieme a un bastone con la punta molto solida. Così al risveglio esce di casa con il suo cane, chiama a raccolta le pecore e parte per un nuovo viaggio.
Durante il cammino, il pastore fa in modo che a nutrirsi non sia soltanto il gregge, ma anche la terra arida che attraversa: infila cento volte il bastone in quella terra e mette a dimora le ghiande accuratamente selezionate la sera prima.
Fa questo ogni giorno Elzéard, ogni giorno per tutti i giorni della sua esistenza. Buona parte di quelle cento ghiande diventeranno alberi e con gli anni foresta, cambiando senza clamore ma inesorabilmente il volto di un intero territorio, al punto da riportarvi acqua, animali ed esseri umani. Decine di migliaia di piante e un territorio che rinasce devono dunque la loro esistenza alla costante e gratuita caparbietà di un uomo che ha compiuto giorno dopo giorno un gesto semplice quanto rivoluzionario: piantare centinaia di migliaia di semi. Un esempio, dice nel libro lo scrittore francese di “come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione”.
La storia data alle stampe nel 1953 è stata di ispirazione per altre storie vere e sembra ispirare anche oggi le tante comunità che in giro per il mondo sono impegnate a piantare milioni di alberi per ridare fiato alla speranza di un’umanità che sappia ritrovare il giusto equilibrio con il Pianeta. Un impegno, quello della forestazione di aree abbandonate o di spazi urbani, che come nel caso del pastore nato dalla penna di Giono ha diversi significati.
Piantare alberi significa assorbire parte dell’anidride carbonica in eccesso e dunque contribuire alla riduzione del surriscaldamento del Pianeta, ma significa anche recuperare suolo desertificato, mitigare i danni degli eventi meteorologici estremi, raffrescare le città e in generale migliorare la qualità di un territorio.
Ecco perché, ad esempio, il governo etiope ha deciso di battere tutti i record e piantare 4 miliardi di alberi in pochi mesi, stabilendo il nuovo primato degli alberi piantati in 12 ore: oltre 353 milioni. La campagna di riforestazione“Legacy Green” guidata dal primo ministro del Paese del corno d’Africa, Abiy Ahmed Ali, ha coinvolto e mobilitato milioni di cittadini. Il precedente record era detenuto dall’India, dove nel 2017 sono stati piantati 66,3 milioni di alberi in 12 ore. Nella regione Madhya Pradesh, lungo il fiume Narmada, 1,5 milioni di volontari ha dato vita a un’imponente e concreta azione collettiva contro la deforestazione e il cambiamento climatico. Con l’accordo di Parigi del 2015, l’India si è impegnata ad aggiungere almeno 5 milioni di ettari alle sue foreste entro il 2030, nell’ambito di una campagna globale per la lotta ai cambiamenti climatici.
Ma quello dei piantatori di alberi non è un movimento nato oggi. In Kenya ad esempio, nel 1977 l’attivista politica e biologa Wangari Maathai ha fondato il Green Belt Movement, un’organizzazione non governativa che ancora oggi combatte la desertificazione e l’erosione del suolo, anche grazie alla piantumazione di oltre 51 milioni di alberi in tutto il Paese. Wangari Maathai nel 2004 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo contributo allo sviluppo sostenibile, alla democrazia ed alla pace. Dal 2007, invece, è attiva l’organizzazione Plant for the Planet con la sua campagna “The Trillion Tree Campaign”, che si pone l’obiettivo di piantare nel mondo un trilione di alberi e dalla fondazione ne ha già piantati 13.6 miliardi.
In questi ultimi mesi si registra però un incremento di iniziative e sensibilità per il tema. A fine ottobre lo youtuber statunitense Mr Beast ha deciso di festeggiare i 20 milioni di iscritti al suo canale piantando altrettanti alberi con il progetto “Team trees”, che coinvolge altri famosi “colleghi”. Circa 600 youtuber per un equivalente di 650 milioni di follower hanno così pubblicato un video sul proprio canale per chiedere donazioni da convertite automaticamente in alberi. Per ogni dollaro donato sarà piantato un albero e la visibilità dell’iniziativa non è sfuggita ad alcuni imprenditori statunitensi innescando una corsa alle donazioni: l’imprenditore “visionario” Elon Mask, ad esempio, ha donato a Team trees un milione di dollari.
Anche in Italia si svolgono ormai da anni iniziative di forestazione e lo scorso settembre un appello delle Comunità Laudato Si’, sottoscritto dal fondatore di Slow Food Carlin Petrini, dal direttore dell’International Laboratory for Plant Neurobiology Stefano Mancuso e dal vescovo di Rieti Domenico Pompili, ha invitato gli italiani a piantare “al più presto” 60 milioni di alberi come contributo nazionale alla lotta contro la crisi climatica.
Il valore degli alberi è parte integrante della storia e dell’attivismo praticato dal MoVimento 5 Stelle, che ormai ogni anno da cinque anni con l’associazione Gianroberto Casaleggio dedica il fine settimana a ridosso della Giornata nazionale degli alberi a un’iniziativa che unisce cittadini e attivisti, senza bandiere né insegne politiche, nella semplice e rivoluzionaria pratica di mettere a dimora nuove piante. Alberi per il futuro torna infatti in tutta Italia il 16 e 17 novembre, chiamando a raccolta tutte le persone desiderose di dare il proprio contributo a radicare nelle nostre città la speranza di un avvenire migliore.