I riflettori sull’Amazzonia sembrano essersi spenti, ma incendi e deforestazione bruciano ancora e percorrono chilometri di foresta, portando con sé danni agli ecosistemi locali e al Pianeta.
Dopo il via libera del presidente Bolsonaro la corsa ad abbattere alberi si è intensificata: +80% lo scorso settembre rispetto allo stesso mese del 2018, dopo un agosto caratterizzato dagli incendi peggiori degli ultimi dieci anni. A rivelarlo è uno studio dell’Amazon Institute of People and the Environment pubblicato il 6 novembre 2019: l’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Belem, in Brasile, conferma che nell’area sono andati persi 802 chilometri quadrati di foresta.
Le foreste sono un importante presidio nella lotta contro gli sconvolgimenti climatici e un ecosistema fondamentale per tante ragioni, in primis per la produzione di acqua, dal momento che, confermano gli scienziati, l’aria proveniente dalle foreste produce più del doppio della pioggia rispetto all’aria che sovrasta le aree disboscate. La deforestazione sta già riducendo le precipitazioni in gran parte del mondo. La perdita di foreste su larga scala potrebbe ridurre le precipitazioni fino al 40% compromettendo l’approvvigionamento idrico globale.
Gli scienziati non concordano sul quando, ma sono certi che il punto di non ritorno per la foresta amazzonica sia spaventosamente vicino: questione di uno o due anni per alcuni, di dieci o quindici per altri. Significa che presto la foresta pluviale smetterà di produrre abbastanza pioggia per sopravvivere e inizierà lentamente a diventare una savana dal clima secco, rilasciando miliardi di tonnellate di CO2 in atmosfera e dunque aggravando la crisi climatica e le sue conseguenze.
Recenti studi hanno ridimensionato il legame tra deforestazione ed emissioni di anidride carbonica, ma ciò non toglie che la foresta primaria riveste un ruolo fondamentale nell’assorbimento di CO2. Uno studio della Wildlife Conservation Society e dell’Università del Queensland, in Australia, evidenzia l’importanza dei programmi di riforestazione, suggerendo però di concentrare gli sforzi anche nella conservazione delle foreste dove ancora non è in corso la deforestazione. I ricercatori hanno verificato che la perdita graduale di queste foreste intatte, in gran parte incontaminate, ha un impatto sul clima molto maggiore di quanto si ritenesse. La cosiddetta foresta vergine è particolarmente efficace nello stoccaggio del carbonio e sebbene solo circa il 20% delle foreste tropicali sia considerato incontaminato, a queste si deve il 40% della cattura di carbonio nei tropici.
Abbattere alberi dalle foreste primarie significa dunque mettere in grave pericolo il Pianeta e la nostra stessa sopravvivenza come specie. La miglior risposta che possiamo dare è contrastare la deforestazione e piantare tanti nuovi alberi, dovunque sia possibile.
Un primo importante appuntamento per compiere un gesto concreto è sabato 16 e domenica 17 novembre con Alberi per il futuro: in tutta Italia migliaia di persone si incontreranno per mettere a dimora i nostri serbatoi verdi di speranza!
Di seguito la mappa con tutti gli eventi: