Forse non ricordiamo il nome, né la località precisa. Ma le immagini di quella enorme quantità di alberi rasi al suolo nelle Alpi del Nord-est, come se li avesse attraversati una enorme falciatrice, sono ancora nella memoria di tutti noi. Erano i giorni di fine ottobre 2018, il vento arrivava a superare in alcuni casi i 200 Km orari e insieme alle forti piogge origino una tempesta che i meteorologi chiamano Vaia: finirono schiantati a terra 8,7 milioni di metri cubi di legname, la stessa quantità che esce in sette anni dalle segherie italiane. Abbiamo perso in un colpo solo 41.691 ettari di boschi tra Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia-Giulia e Lombardia. Un danno ecologico ed economico enorme, se si pensa al ruolo che svolgono le foreste in Italia come nel resto del mondo.
Questo inestimabile patrimonio nel nostro Paese ha un valore in più: nei nostri boschi italiani c’è quasi il 50% del numero di specie animali e vegetali d’Europa. La flora forestale, è presente con 61 famiglie, 133 generi, 469 specie. Per tre quarti si tratta di arbusti legnosi, quasi un quarto sono alberi e un 3% liane. L’Italia è anche tra i Paesi con la più alta percentuale di superficie forestale protetta: 2.8 milioni di ettari. il 27,5%. E i boschi italiani sono in continua espansione, al punto che dalla fine della Seconda guerra mondiale la superficie è triplicata: possiamo contare su 11 milioni di ettari di boschi, con un aumento del 5,8% negli ultimi 10 anni dovuto al farsi strada degli alberi nei territori collinari e montani abbandonati anche a seguito dello spopolamento. Dove l’uomo cede il passo, accalcandosi intorno ai grandi centri urbani, la natura si riprende i suoi spazi.
Le aree forestali coprono oltre il 35% del territorio nazionale. In Italia, però, non possiamo certo parlare di foresta primaria: l’interazione con l’uomo ha radici antiche, la presenza di borghi in aree boschive non è affatto rara e l’88% di queste è antropizzato. Uomini e boschi quindi devono e possono convivere, anche a ridosso dei centri abitati, dove aggiungere nuovi alberi significa portare tanti e consistenti benefici. Protezione dagli eventi climatici estremi, cattura di anidride carbonica e produzione di ossigeno e acqua, conservazione di biodiversità e un enorme potenziale economico. Legna per diversi usi, funghi, castagne, turismo, miele, essenze.
Si calcola che almeno 400.000 persone nel nostro Paese traggano il loro reddito da attività legate ai boschi. E solo il sistema dell’arredo e del legno nel 2017 ha generato fatturato di circa 21,8 miliardi di euro,
Rendere sostenibile la lavorazione del legno può rappresentare dunque un fattore di creazione di lavoro e ricchezza. E se la gestione delle aree boscate è sistematica e corretta, questo aiuta anche a prevenirne gli incendi. Più foreste significa dunque più opportunità e più respiro alle città e al Paese. Nei centri urbani, più alberi significa maggiore raffrescamento, ombra e soprattutto riduzione della concentrazione di inquinanti molto pericolosi per la salute umana.
Per tutte queste ragioni il decreto Clima approvato al Senato e tra poco al vaglio della Camera punta così tanto sulla forestazione urbana, mettendo a disposizione delle città metropolitane 30 milioni per aggiungere tanti altri “alberi per il futuro” a quelli che ogni anno il MoVimento 5 Stelle mette a dimora in tutta Italia. Perché i boschi, attuali e futuri, sono la cassaforte che custodisce il nostro benessere.