Il diritto alla connettività come patrimonio umano

 

Oggi sono stato invitato alla Rousseau Open Academy per parlarvi di un argomento di cui ci siamo occupati a lungo, da 2 anni assieme alla fondazione per l’Accademia pontificia, a Nicolas Negroponte del M.I.T ( Massachusetts Institute of Technology) e a Jeffrey Sachs della Columbia University, ovvero quello di definire ufficialmente come diritto umano la connettività internet. 

È ben evidente che oggi, malgrado il grande successo ottenuto dalle società di telefonia in tutto il mondo, c’è quasi metà della popolazione mondiale che non ha accesso a internet, e visti i risultati che si hanno quando si è connessi a internet, è evidente che l’accesso rappresenta una condizione sine qua non per arrivare a una vita libera e democratica.

Speriamo che nel giro di pochi mesi si possa arrivare alla prossima riunione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite con una proposta, che potrà essere votata formalmente per definire il diritto alla connettività internet.

Questo avrà un’importanza estrema, perché aiuterà i Paesi meno abbienti a insistere con le nazioni più ricche a collaborare di più in materia di infrastrutture e darà coraggio anche alle aziende telefoniche e alle aziende di Internet, per superare i problemi che oggi mettono internet sotto accusa piuttosto che evidenziarne le qualità.

Pensiamo solo che oggi si parla più di Google, Facebook e Amazon per provvedimenti antitrust che per la possibilità di accesso. Eppure il vero problema resta l’accesso. L’antitrust lo si supererà dopo, come si supererà dopo il rischio che internet venga utilizzato in modi che non hanno niente a che vedere con il diritto.

Questo è il punto a cui siamo arrivati e sul quale continuiamo a procedere.