142 donne uccise nel 2018 e 94 in 10 mesi del 2019. Secondo i dati forniti dalla Polizia di Stato le violenze contro le donne avvengono ogni 15 minuti, 88 volte al giorno. Nell’ultimo report dell’Arma dei Carabinieri, invece, nel 2018 sono avvenuti 5.738 delitti di violenza sessuale (stupri), 1.118 arresti per reati appunto di violenza sessuale mentre, tra le mura domestiche, dei 18.354 maltrattamenti avvenuti in famiglia, 3 casi su 4 hanno visto come vittime persone di sesso femminile.
Di fronte a questi dati sono sconcertanti, a questo bollettino di guerra, è quanto mai necessario riflettere, tanto più oggi nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Purtroppo le statistiche e i numeri della cronaca continuano a suonare come una conferma: nella società italiana c’è un’emergenza che si chiama violenza domestica e di genere.
Le vittime sono italiane nell′80,2% dei casi, così come nel 74% gli autori sono italiani. Un dato molto importante per comprendere come affrontare il fenomeno è questo: l′82% delle volte chi fa violenza su una donna non deve introdursi con violenza nell’abitazione, ha le chiavi di casa o ha libero accesso. È infatti quasi sempre il compagno o un conoscente.
Stiamo affrontando una battaglia durissima per fermare questa tragica spirale. Il nostro compito è quello di intervenire sul piano normativo e nel costruire una rete civica che rafforzi la consapevolezza e la prevenzione. La legge Codice Rosso è stata una prima risposta forte e efficace. Una legge che con pene più alte, nuovi reati e soprattutto imponendo una trattazione prioritaria dei casi di maltrattamenti in famiglia e violenza, esprime un messaggio molto chiaro: lo Stato è al fianco delle donne vittime di violenza.
Accanto alla violenza fisica, internet e le nuove tecnologie hanno aperto un nuovo fronte di pericolo. È ormai cronaca quotidiana quella sulle molestie o minacce online, con aumento dei fenomeni di cyberbullismo sessuale, sexting, revenge porn, deepfake. Le donne che hanno subito queste violenze dichiarano di provare diminuzione dell’autostima e della fiducia in sé stesse, stress e ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno. Fino alle conseguenze più drammatiche.
Con la commissione d’inchiesta sul Femminicidio del Senato stiamo facendo un lavoro a 360 gradi, ascoltando tutti gli attori coinvolti, per studiare le risposte più efficaci, soprattutto sul piano della prevenzione e del cambio di paradigma culturale.
Di tutto questo parleremo domani, martedì 26 novembre alle 10.00, al Senato, nel convegno/evento “Nemmeno con un fiore. Nemmeno con clic“. Un momento di confronto al quale, oltre al ministro Alfonso Bonafede e alla sindaca Virginia Raggi, parteciperanno esponenti della politica, della società civile e dell’associazionismo.