Matteo si è risentito, l’ha presa male.
Magari sperava che la notizia dei 300 mila euro in obbligazioni che la Lega ha investito in Arcelor Mittal passasse sotto silenzio. E invece deve avere avuto un brutto risveglio, perché ce ne siamo accorti eccome. Di fronte al da farsi, Salvini non ha avuto esitazioni. Come al solito ha evitato di fornire spiegazioni (ormai tutte le equipe di esperti concordano sul fatto che l’unico modo per farlo stare in silenzio bisogna unire le parole chiave “soldi alla Lega” e “trasparenza”), ma ha deciso di querelare noi e tutti quelli che hanno sollevato questo caso.
Oggi una fonte qualificata (magari con sede in via Bellerio?) spiegava alla stampa che quell’operazione era stata fatta dalla Lega e non da Salvini personalmente. Come se questo lo sgravasse completamente da qualunque responsabilità o attinenza con la questione. Come se Salvini e la Lega fossero due cose ben distinte che ogni tanto si incrociano così, per caso. Tra l’altro l’operazione di dismissione dei titoli di Arcelor Mittal da parte della Lega è avvenuta a gennaio 2015, quando Salvini era già segretario della Lega da un anno. Sembra quasi di assistere alla riedizione in salsa verde della fenomenologia berlusconiana, quando Silvio era allo stesso tempo, ma mai contemporaneamente, capo di Forza Italia, di Fininvest, presidente del Milan e magari anche presidente del Consiglio.
Comunque oggi la notizia più importante ce l’ha fornita proprio la Lega, che ha confermato il fatto che quell’operazione, quell’investimento da 300 mila euro in azioni di Arcelor Mittal, è avvenuta veramente. Da qui una domanda: Perché un partito, che dovrebbe rispondere a criteri etici di altissimo profilo, usa i soldi dei suoi iscritti e sostenitori, per azioni di questo tipo, agendo come una qualunque finanziaria?
Attendiamo fiduciosi che, oltre alle querele arrivino, anche delle spiegazioni.