Ex vice-ministri, parlamentari, sindaci. Si allunga la lista dei politici leghisti di ogni livello finiti nei guai con la giustizia.
Di ieri l’annuncio dell’inchiesta a carico di Andrea Cassani, primo cittadino gallaratese del Carroccio. L’esponente locale leghista risulta iscritto nel registro degli indagati per turbativa d’asta.
La storia è sempre la stessa: sistema di tangenti, finanziamenti illeciti, appalti e nomine pilotate che avrebbero al centro l’ex responsabile di Forza Italia a Varese, Nino Caianiello. Gli inquirenti faranno tutti gli accertamenti del caso ma, intanto, è inevitabile pensare a ciò che produce il sodalizio Forza Italia-Lega e i tanti casi che hanno recentemente coinvolto il partito di Matteo Salvini che, ovviamente, ha subito solidarizzato col suo sindaco, per far vedere con chi sta, a scanso di equivoci.
Quest’indagine, dicevamo, è l’ennesima che colpisce un esponente della Lega. Basti pensare, per esempio, allo scandalo delle “Rimborsopoli” in Piemonte che ha travolto l’ex governatore Roberto Cota (1 anno e 7 mesi), il capogruppo della Camera, Riccardo Molinari (11 mesi), processo ora in Cassazione dove il sostituto pg ha chiesto di confermare l’impianto accusatorio. Lo stesso avviene in Lombardia per gli ex consiglieri leghisti in Regione: soldi pubblici spesi in maniera illegittima. Nel capoluogo lombardo, tra i 52 imputati condannati spiccano i nomi del senatore Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, condannato a un anno e 8 mesi per aver speso soldi pubblici “non solo in ristoranti (…) ma anche in bar, pizzerie, bistrot, ristoranti etnici, in contesti informali” che “nulla hanno a che fare con la rappresentanza”. Per non parlare del “trota” Renzo Bossi (2 anni e mezzo) che ha speso i soldi dei cittadini per comprare “spazzolini, sigarette, salviette rinfrescanti”: si vede che ci teneva all’igiene personale. A far loro compagnia, l’eurodeputato Angelo Ciocca condannato a 1 anno e 6 mesi.
Sotto indagine, con accuse gravissime, che lo hanno portato alle dimissioni, dopo l’estenuante pressing del MoVimento 5 Stelle, l’ex sottosegretario alle Infrastrutture e attuale senatore della Lega, Armando Siri. Così come fu costretto a dimettersi anche l’altro sottosegretario al Mit, Riccardo Rixi, condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici con l’accusa di peculato e falso.
Dopo la storia dei 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici, una vera e propria truffa allo Stato, non dicono più “Roma ladrona”, hanno dovuto modificare i loro slogan. Le indagini e i processi ci diranno quali siano le reali responsabilità di ciascuno dei leghisti coinvolti nei vari procedimenti.
Nel frattempo, però, in questa storie troviamo sempre in mezzo loro.