Ormai è diventato quasi noioso alzarsi al mattino e smentire quanto pubblicato su “La Stampa”.
Oggi c’è un fantomatico progetto, attribuito a Luigi Di Maio, di far cadere il governo, costituire un partito del Sud e come se fosse antani per lei. A esser malevoli, sembra quasi che l’intenzione della testata torinese sia di “ammorbare le acque”, indurre tensioni, mischiare le carte. Però così, quello che dovrebbe essere un “servizio pubblico” di informazione ai cittadini, diventa altro, qualcosa di parte, un attore in gioco.
Ma non vogliamo essere malevoli, anzi, vorremmo essere costruttivi. Per questo facciamo una proposta al cronista Ilario Lombardo e al direttore de “La Stampa”, Maurizio Molinari. Le regole deontologiche consentono al giornalista di garantire l’anonimato delle fonti per la loro tutela (ad esempio minori) o per la loro incolumità (esempio gente minacciata dalla mafia), basando tutto sulla fiducia che il sistema dà al giornalista, quindi un credito generale per cui si presume che ciò che scrive sia vero.
Fatto anche salvo il diritto alla riservatezza delle fonti, a Lombardo e Molinari proponiamo questo: rivelatele. In quel caso saremo pronti a chiedere scusa.
Perché altrimenti questo particolare genere giornalistico, il retroscena politico, rischia di diventare più simile a un fantasy – dove un cane gigantesco può volare – che un servizio di informazione ai cittadini italiani.
Siamo certi sarete pronti a dimostrare che ciò che scrivete sia vero, non come quando è stata data per certo la scissione del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle e il voto contrario al taglio dei parlamentari. Perché quella, ad esempio, invece è diventata legge.