Venezia va sott’acqua, come non accadeva da mezzo secolo.
Sentiamo ancora politici e amministratori fare ironia sul dibattito sul clima che sta investendo tutto il mondo, ma ieri sera la realtà ci ha dato un assaggio drammatico del conto che ci sta per presentare. Negozi, attività in ginocchio. Case inagibili. Danni enormi. E persone che hanno perso la vita.
Venezia non è una città, ma la storia di un sogno che ha unito cultura, civiltà, storia, imprese, con uno spirito visionario che ci ha resi unici nel mondo. E oggi gli abitanti devono tremare quando sentono le sirene che annunciano l’acqua alta.
Lo diciamo chiaramente: qui non si tratta di maggioranza od opposizione, di vincere o perdere elezioni: qui si tratta di metterci in salvo tutti.
Venezia è il simbolo di quello che stiamo rischiando di perdere: un’intera civiltà. E per che cosa? Per la speculazione, il profitto.
Le elaborazioni matematiche ci dicono che senza un’inversione di tendenza, nel 2050 Venezia potrebbe sparire sott’acqua.
Ma noi che facciamo? Rispondiamo col Mose. Un’opera concepita negli anni ’80, già allora giudicata folle e inutile da mezzo mondo, che doveva entrare in funzione 16 anni fa, è ancora ferma e nel frattempo è costata sette miliardi, al netto delle tangenti.
E allora #ParlateciDelMose