L’Italia ha lanciato un segnale importante al mondo intero, convertendo in legge il decreto Clima proprio mentre a Madrid è in corso la 25esima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite per provare a limitare la crescita della temperatura media globale entro i 2 gradi centigradi a fine secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
Quattro anni fa a Parigi la comunità internazionale ha assunto quest’impegno davanti ai cittadini, spingendosi perfino ad auspicare che si restasse entro gli 1,5 gradi di aumento della temperatura. Purtroppo però alle parole non sono seguiti i fatti e oggi il Global Carbon Budget 2019 registra un aumento record delle emissioni: abbiamo la stessa concentrazione di anidride carbonica di 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era più elevata di 2 o 3 gradi e il livello del mare più alto di 10-20 metri.
Con il decreto Clima fortemente voluto dal ministro Sergio Costa e dal MoVimento 5 Stelle, l’Italia dice alla comunità internazionale che è ora di dare una svolta alle politiche climatiche e lo fa portando il risultato concreto di un provvedimento che è il primo di carattere esclusivamente ambientale approvato nel nostro Paese.
Dobbiamo agire subito e in maniera coordinata. Ecco perché per garantire l’attuazione del Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e migliorare la qualità dell’aria il decreto istituisce, presso il Ministero dell’Ambiente, un tavolo interministeriale per l’emergenza climatica.
Dai trasporti sostenibili alla riforestazione, dai green corner alla trasparenza dei dati ambientali: il testo appena diventato legge è un primo importante passo per determinare un cambiamento culturale nel Paese, per ridurre le emissioni di gas serra e garantire una qualità della vita migliore agli italiani.
Immaginiamo una mobilità urbana ed extraurbana che possa fare a meno della auto, offrendo un bonus fino a 1.500 euro a chi si disfa dell’auto per servirsi di mezzi pubblici, veicoli condivisi, bici e altri strumenti di mobilità leggera e sostenibile. Questa norma riguarda le arre del Paese sottoposte a procedura d’infrazione per la qualità dell’aria: purtroppo parliamo di centinaia di città, circa 25 milioni di abitanti in tutto in Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.
Nella città che vogliamo i Comuni potranno potenziare le corsie preferenziali per snellire il traffico e dare priorità al trasporto pubblico, così come potranno dotare il servizio di trasporto scolastico di veicoli ibridi o elettrici.
Ridiamo fiato ai cittadini delle aree metropolitane con 30 milioni in due anni che serviranno per piantare alberi, curare foreste e dunque ossigenare, raffrescare, proteggere dal dissesto del suolo e così via. Ogni anno, proprio per diffondere la cultura della forestazione urbana, un comitato ad hoc istituito presso il ministero dell’Ambiente premierà la città Capitale Verde d’Italia, quella cioè che avrà presentato progetti di riconversione green più innovativi ed efficaci. Dopo tanti anni, rifinanziamo il fondo per la qualità dell’aria grazie alle risorse che affluiranno sul bilancio del ministero dell’Ambiente dalle cosiddette “aste verdi”.
Anche la riduzione dei rifiuti sarà un obiettivo concreto e concretizzabile: piccoli negozi e botteghe potranno beneficiare di un contributo di 5.000 euro per installare i green corner per la vendita di prodotti sfusi e alla spina e nasceranno nuovi negozi “ecofriendly”. Ai green corner si affiancano le macchinette “mangia-plastica” predisposte da Comuni e centri della grande distribuzione, dove si raccoglieranno bottiglie di plastica in cambio di un piccolo bonus.
La lista delle novità è ancora lunga e importante, dalle zone economiche ambientali nei parchi nazionali, con agevolazioni e vantaggi fiscali riservati a chi valorizza i nostri scrigni di biodiversità, al potenziamento dei poteri commissariali per bonifiche dei siti inquinati e depurazione. Viene poi istituito un fondo volto a incentivare interventi di messa in sicurezza, manutenzione del suolo e rimboschimento attuati dalle imprese agricole e forestali, con dotazione pari ad 1 milione per l’anno 2020 e a 2 milioni per l’anno 2021.
Il tutto all’insegna della trasparenza, perché i soggetti pubblici, concessionari di servizi pubblici, dovranno rendere disponibili in rete, in formato aperto e accessibile, i risultati delle rilevazioni effettuate. Entro 6 mesi i gestori di centraline e di sistemi di rilevamento automatico dell’inquinamento atmosferico, della qualità dell’aria e di altre forme di inquinamento e i gestori del servizio idrico dovranno assicurare la visualizzazione delle informazioni in un database pubblico realizzato dall’Ispra.
Nascono poi i caschi verdi, che prendendo a riferimento i “caschi blu per la cultura” saranno impiegati per la tutela e salvaguardia ambientale delle aree protette e delle altre aree riconosciute in ambito internazionale per il particolare pregio naturalistico.
Cambia pelle anche l’attuale Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che dal 2021 diventa Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di valorizzare gli aspetti ambientali nelle decisioni di politica economica. L’ambiente permea finalmente di sé l’azione politica a 360 gradi.
Unendo i puntini di questo provvedimento, il disegno del MoVimento 5 Stelle e della maggioranza di governo appare in tutta la sua portata. È una prima risposta alla quale dovranno seguire altre risposte di rilievo anche maggiore certo, ma le misure sono tante e concrete, e tutte in grado di cambiare in meglio la vita degli italiani.
Mentre la diplomazia globale a Madrid è nel pieno di una difficile e tutt’altro che scontata trattativa, dall’Italia arriva un messaggio chiaro e importante sia con la conversione in legge del decreto sia con il via libera, ieri alla Camera, di una mozione di maggioranza che impegna il governo ad accelerare lungo questo percorso.
Questo ci consente di dire che finalmente inizia la riconversione ecologica del Bel paese, che è in prima linea nell’importante battaglia contro la crisi climatica con le sue forze migliori: i giovani che scendono in piazza, la politica che compie scelte normative decisive, la diplomazia che preme per attuare al più presto gli impegni di Parigi e, ultimi ma non meno importanti, cittadini e imprese che ripensano il loro stile di vita e di produzione per garantire un futuro a se stessi e alle prossime generazioni.