Luciano Benetton oggi ha inviato una lettera ai giornali in cui con il massimo dell’ipocrisia possibile sostiene che la sua famiglia, che controlla Autostrade per l’Italia, non avrebbe alcuna responsabilità nei confronti della direzione della società autostradale. Una contraddizione evidente anche a un bambino.
Forse lui e la sua famiglia non si sono preoccupati di nulla perchè vedevano negli anni miliardi di euro di ricavi e non hanno avuto nessuno scrupolo a chiedersi se quei ricavi non derivassero anche dai mancati investimenti in manutenzione e sicurezza. Ieri, numeri e dati di bilancio alla mano, abbiamo mostrato come in 13 anni di vita Atlantia abbia visto schizzare ricavi e utili, facendo però colare a picco gli investimenti sulla rete autostradale. Chi è responsabile di questa scelta? L’amministratore delegato che rende conto all’azionista di controllo, ossia alla famiglia Benetton.
È credibile che l’amministratore delegato che entra nel 2001, cioè al momento dell’acquisizione da parte dei Benetton, e rimane sino al 2019 non condividesse le strategie con l’azionista di controllo? Nessun membro della famiglia Benetton ha mai fatto parte del consiglio di amministrazione? Le scelte di diversificazione degli investimenti (aeroporti, estero, ecc.) chi le prendeva? Chi ha deciso di utilizzare i soldi degli italiani per costruire le autostrade in giro per il mondo sottraendo risorse agli investimenti e alla manutenzione? Chi e per quali ragioni ha deciso di entrare in CAI nel 2008 proprio quando il parlamento blinda la concessione? Affermare che tutto era deciso dal management è ridicolo e paradossale.
Se tutto è colpa o merito del management, allora perchè la famiglia Benetton si è presa tutti questi miliardi nel corso degli anni, se come si sostiene nella lettera loro non hanno fatto niente? Non era forse meglio lasciare quei soldi derivanti da una concessione iper favorevole (di cui vi racconteremo in Autostrade Story anche domani con una nuova puntata) allo Stato e investirli per ammodernare le strade e per la sicurezza? Forse sì.
E’ proprio quello che vogliamo fare con la revoca della concessione ai Benetton. Così i soldi dei pedaggi non andranno più ad arricchire una famiglia, che non muove un dito e si limita a contare i ricavi come sostiene la lettera di oggi, ma saranno utilizzati per migliorare i trasporti, massimizzare la sicurezza ed evitare tragedie come quelle del ponte Morandi di Genova e di Avellino.