Oggi leggo una lettera surreale di Luciano Benetton in cui prende le distanze da Autostrade. Ma vi pare possibile? È ridicolo.
Ditemi voi se è normale che a un anno e mezzo di distanza dalla tragedia del Ponte Morandi, l’uomo che per primo si è arricchito alle spalle degli italiani chiudendo un occhio sui mancati interventi di manutenzione da parte della sua società, oggi si improvvisi in un appello alla pace e al bene. Contro le campagne d’odio, come ha detto lui stesso.
Perché Luciano Benetton non va a dirlo alle famiglie delle vittime del Ponte Morandi?
Perché non si spese allo stesso modo per scusarsi?
Perché non è intervenuto prima quando perizie, indagini e approfondimenti hanno rivelato dettagli sconcertanti anche su un “rischio crollo” già comunicato anni prima e ignorato dalla sua società?
Guarda il caso, i Benetton alzano la voce proprio ora che sentono di poter perdere i loro contratti milionari, ottenuti grazie al silenzio di una classe politica complice e inadeguata.
Non c’è niente da fare, davanti ai morti si girano dall’altra parte, ma appena gli tocchi il portafogli impazziscono.
Per noi la strada è tracciata. Le famiglie delle vittime del Ponte Morandi chiedono e devono avere giustizia.
Vogliamo che i soldi dei pedaggi autostradali vadano nella manutenzione di strade e ponti, non in qualche cassa di partito.
Il MoVimento 5 Stelle non si fermerà. Il governo non si fermerà.
Sulla revoca della concessione tireremo dritti.