Arrivano, promettono mari e monti e portano a scorrazzare Salvini in tour elettorale per proclamare l’avvento del governo della concretezza. Poi, alla prova dei fatti, rimbalzano indietro con buona pace dei cittadini, ai quali lasciano in eredità la fregatura. È il marchio di fabbrica della Lega, quel partito che mentre parlava di mirabolanti manovre da 50 miliardi di euro (tanto spararla grossa è a costo zero) vedeva tre regioni, nelle quali governa con il centrodestra, alzare bandiera bianca e dichiarare l’esercizio provvisorio.
È quello che sta accadendo in questi giorni: la Sardegna di Christian Solinas, l’Umbria di Donatella Tesei e la Basilicata di Vito Bardi. Tutte finite o, che stanno per finire, in esercizio provvisorio, perché le maggioranze di governo regionali NON sono riuscite ad approvare in tempo il bilancio per il 2020.
La decisione è già stata formalizzata a Cagliari e a Perugia, a Potenza lo sarà a inizio anno. L’esercizio provvisorio è una sciagura per l’economia regionale e quindi per i cittadini, perché nei tre mesi della sua durata la Regione deve limitarsi all’ordinaria amministrazione e non può fare nuove spese e investimenti, come promesso in campagna elettorale.
In Sardegna il presidente Solinas è stato eletto a febbraio 2019, ma il “buongoverno” del centrodestra ci ha messo tre mesi per spartirsi le poltrone della Regione e varare la Giunta. Niente approvazione della legge di Bilancio, nonostante abbiano avuto 9 mesi di tempo.
Stessa cosa in Basilicata, dove Bardi è diventato governatore nel marzo scorso (qui per fare la giunta ci hanno messo “solo” due mesi).
Donatella Tesei è arrivata solo a settembre, ma agli umbri il Caroccio sotto l’albero ha già fatto trovare questo bel regalino.
In tutte e tre le occasioni Salvini aveva battuto le regioni da cima a fondo, assaggiando qualunque prodotto tipico possibile, spargendo fieramente promesse e poi, una volta fatto il danno, è sparito (in Sardegna per la questione quote latte ancora lo aspettano).
Questi sono i marziani della Lega, i professionisti che arrivano per cambiare le cose: in peggio.