Intervista di Luigi Di Maio a La Stampa, di Francesco Bei.
Dal Libano, dove ieri mattina è andato a portare il sostegno del Paese ai militari italiani della missione Unifil, Luigi Di Maio ribadisce che sulla Libia il governo è pronto a un salto di qualità. Mentre su Tripoli cadono le bombe del generale Haftar, il Ministro annuncia ufficialmente di lavorare a «una missione europea» per «avviare un dialogo» tra libici. Con l’obiettivo di far tacere le armi e rimettere tutti intorno a un tavolo. Una proposta italiana che, per Di Maio, «ha raccolto entusiasmo» nelle capitali europee.
Ma la politica italiana gira ancora sulla possibile revoca della concessione ad Atlantia.
Lo scontro con le ministre renziane Bellanova e Bonetti è stato sulla norma che prevede di affidare ad Anas le concessioni in caso di revoca. Come finirà questa partita?
«E come può finire? Abbiamo 43 vittime, delle famiglie che ancora piangono, indagini e perizie che ci dicono che Autostrade non ha provveduto adeguatamente alla manutenzione del ponte Morandi nonostante fosse a conoscenza dei rischi. È gravissimo, non c’è altra soluzione alla revoca della concessione, mi sembra evidente».
Il Pd su questa battaglia è con voi?
«Su questo il governo è compatto e se qualcuno la pensa diversamente aspetto di ascoltare le loro motivazioni, sono curioso. Qui il punto è che non bisogna aver paura di combattere un colosso, lo Stato va protetto e la regola chi sbaglia paga deve valere per tutti».
Renzi vi attacca anche sul caso Moby-Onorato, parlando di due pesi e due misure. Quell’accordo di partnership da 600 mila euro alla Casaleggio e i 240 mila per il sito di Beppe Grillo, a parti inverse, avrebbero fatto sollevare il MoVimento 5 Stelle?
«Guardi qui noi vogliamo lavorare, siamo al governo per questo non per fare polemica o saziare la fame di visibilità di qualcuno».
La legge di bilancio è stata approvata a Montecitorio. Già si parla di un piano di riduzione dell’Irpef per il prossimo anno ritoccando però le aliquote dell’Iva. È la vecchia idea del Mef, da Tria a Gualtieri… Si farà così?
«Io posso dirle che qualsiasi passo sarà compiuto dovrà seguire la direzione di un ulteriore abbassamento delle tasse soprattutto in favore delle piccole e medie imprese. La riduzione dell’Irpef è una cosa che chiediamo da tempo, ma senza inganni. Le tasse vanno abbassate, bisogna rimettere in moto i consumi e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro».
Alla Farnesina lei si trova alle prese con un problema gigantesco: Erdogan è pronto ad aumentare il suo impegno militare a favore di Tripoli, Sarraj dice che l’Italia e l’UE parlano di dialogo ma intanto Haftar bombarda. Insomma, quali alternative state offrendo ai libici se non consegnarsi nelle mani di Erdogan?
«L’Italia è sempre stata al fianco della Libia e per l’Italia la soluzione alla crisi libica può essere solo politica e non militare. È ciò che ho spiegato sia a Sarraj che ad Haftar nel corso della mia recente visita e in questa cornice ritengo fondamentale la prossima conferenza di Berlino. Sono il dialogo e la via diplomatica a dover prevalere e nessuno può dire quale sarà il futuro della Libia se non il popolo libico stesso».
Insisto: la Turchia difende militarmente Sarraj. E noi europei cosa facciamo a parte parlare?
«L’UE deve mostrarsi compatta, per questo sto lavorando anche alla promozione di una missione europea in Libia per ribadire l’importanza di avviare un dialogo inclusivo e intralibico per la stabilizzazione dell’area. Ho già sentito i miei omologhi europei, la proposta italiana ha raccolto entusiasmo e siamo fiduciosi».
In tutto questo l’Italia che fa?
«Sono dell’idea che l’Italia debba riprendersi il suo ruolo naturale di Paese di riferimento nel Mediterraneo e lo debba fare dialogando con tutti, inclusi russi, turchi ed egiziani. È quello che sto facendo. Serve realismo. È l’Italia ad avere la Libia a poche centinaia di chilometri e qui si tratta di difendere anche i nostri interessi e la nostra sicurezza, visto che la minaccia terroristica è alta».
Conte ha parlato con Erdogan, lei con il suo omologo Cavusoglu. Quale ruolo vede per la Turchia in Libia?
«La Turchia è un membro NATO e un partner chiave, tra alleati ci si parla con franchezza come abbiamo fatto anche per la Siria. Il mio appello è all’unità e questo è il momento di essere uniti, bisogna evitare ogni tipo di fuga in avanti che possa complicare la situazione sul terreno. Dobbiamo lavorare tutti insieme per il bene della Libia, non per la sua disgregazione. Ho sentito poco fa Pompeo per affrontare anche questo tema».
Cosa vi siete detti con il segretario di Stato Usa? È riuscito a convincerlo a impegnarsi di più in Libia?
«Ci siamo parlati mentre rientravo dal Libano e abbiamo condiviso varie preoccupazioni. È stata una telefonata importante nell’ambito dei contatti che stiamo portando avanti sul piano diplomatico e politico».
E lei invece quando nominerà l’inviato speciale per la Libia? Sarà un profilo più politico o più diplomatico?
«Sarà una figura di alto profilo, a metà tra la diplomazia e la politica, con una vocazione al pragmatismo e alla concretezza. Comunicheremo il nome a tempo debito, anche nel rispetto dei lavori della conferenza di Berlino».
Un’altra questione strategica è quella della passaggio al 5G. Quello che si è capito finora è che il Copasir chiede al governo di escludere i cinesi, gli alleati americani lo stesso, mentre voi Cinque stelle sembrate curarvi poco dei rischi connessi alla sicurezza digitale.
«Non è assolutamente vero quel che dice. La sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche per noi è prioritaria ed ogni passo è compiuto con grande responsabilità».
Il Ministro Guerini dice che le indicazioni del Copasir vanno valutate con attenzione. Condivide questa preoccupazione?
«Le assicuro che su questo tema il governo è compatto».