Mentre in Italia le autostrade cadono a pezzi e ancora si discute di revoca delle concessioni, in Spagna si sceglie di nazionalizzarle.
Già, perché il Governo di Pedro Sanchez ha deciso di avocare a sé dall’1 gennaio 2020 la gestione di alcune superstrade e autostrade della penisola Iberica, finora affidate in concessione a privati. Nello specifico parliamo della spagnola Albertis, società controllata dal gruppo Atlantia, la holding che fa capo alla famiglia Benetton, e di non rinnovare la proroga delle concessioni scadute per la gestione della rete di autostrade e superstrade, che da oggi saranno gestite con finanziamenti pubblici.
In Spagna il sistema infrastrutturale stradale si articola in autostrade, gestite da concessionari dello Stato con pedaggi, e superstrade gestite dallo Stato senza pedaggi. A queste poi si aggiungono quelle gestite dalle comunità Autonome e le cosiddette autostrade radiali di Madrid, costruite per decongestionare le autostrade radiali che collegano la capitale spagnola alle tratte autostradali e si snodano in varie direzioni.
Per avere un’idea dei ‘benefici’ per gli automobilisti dovuti a questa scelta ma anche degli utili che i pedaggi fruttano ai concessionari, facciamo un esempio del costo di un pedaggio lungo una delle superstrade interessate: la AP-7, la superstrada che si snoda lungo la costa sud della Provincia di Barcellona e che consente da Tarragona di raggiungere la città di Valencia. Finora la tariffa di percorrenza della tratta Tarragona-Valencia è stata pari a 47,78 euro a vettura. La AP-7 Tarragona-Valencia è stata affidata in concessione a privati per quasi mezzo secolo. La durata iniziale della concessione inizialmente era di 27 anni, poi è stata prorogata. L’ultima proroga risale al 1997. Ha consentito di affidare la superstrada in concessione dal 2006 fino a ieri e cioè al 31 dicembre 2019. A firmarla era stato l’allora presidente della Regione di Valencia, Eduardo Zaplana, storico dirigente dei popolari.
Da oggi, invece, gli automobilisti non pagheranno alcun pedaggio. Da oggi la superstrada AP-7 è gratuita.
Tornando in Italia. Due giorni fa e ancora una volta in Liguria un “miracolo di Natale” ha scongiurato l’ennesima tragedia lungo un’autostrada. Alle 18,30 è crollato parte dell’intonaco della volta della galleria Bertè dell’autostrada A26, gestita da Autostrade per l’Italia. Solo per caso non ci sono state vittime, sebbene l’episodio sia avvenuto in pieno pomeriggio e in un periodo dell’anno, in cui peraltro complice il clima vacanziero, aumenta fisiologicamente il numero di viaggiatori lungo strade e autostrade. Ad accertare le cause ed eventuali responsabilità saranno le autorità competenti, noi sul piano politico torniamo chiedere la revoca delle concessioni ad Autostrade.
Lo ribadiamo anche oggi nel primo giorno del 2020: ai primi posti della nuova agenda di governo va inserita la revoca delle concessioni ad Autostrade, con l’affidamento della gestione ad Anas e il conseguente abbassamento dei pedaggi autostradali.
Lo dobbiamo alle 43 vittime del Ponte Morandi e alle loro famiglie, che ancora aspettano una risposta. La daremo e non solo a loro, ma a tutto il Paese. Che la revoca costi 23 miliardi allo Stato è “una enorme sciocchezza”, una vera e propria montatura alimentata ad arte per screditare il MoVimento 5 Stelle
Lo ha detto pure la Corte dei Conti nella sua relazione su “Le concessioni autostradali”, nella quale una settimana fa ha invitato chiaramente il Governo “a superare le inefficienze riscontrate, quali l’irrazionalità degli ambiti delle tratte, dei modelli tariffari, di molte clausole contrattuali particolarmente vantaggiose per le parti private, gli investimenti in diminuzione o sottodimensionati con possibili extraprofitti, la lunghezza delle procedure dopo la scadenza delle vecchie convenzioni”. Non solo. La Corte ha giustamente evidenziato, “la necessità di una maggiore effettività dei controlli, anche sulle infrastrutture, accompagnata da una continua verifica sugli investimenti” insieme “all’esigenza di procedere alla rapida introduzione di un sistema tariffario tale da consentire un rendimento sul capitale investito, compatibile con quello di mercato per investimenti di rischio comparabile e di procedere all’accelerazione delle procedure per la messa a gara delle convenzioni scadute”.
Intanto la prima buona notizia del 2020 è che non scatta alcun rincaro dei pedaggi autostradali. Questo risultato è stato possibile grazie a una norma voluta dal MoVimento 5 Stelle e contenuta nel decreto Milleproroghe, firmato il 30 dicembre dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha bloccato l’aumento tariffe per il 95% delle autostrade italiane.
L’articolo 13 del decreto Milleproproghe, infatti, ha previsto che i concessionari che non hanno adottato il nuovo modello tariffario introdotto col Decreto Genova non solo non possono aumentare le tariffe ma sono soggetti al pagamento di penali in caso contrario. Questa norma di fatto taglia gli immani guadagni dei colossi autostradali e definisce un nuovo modello per tariffe di mercato, basato su criteri seri, onesti e coerenti.
Continuiamo a lavorare nell’esclusivo interesse dei cittadini e non per i concessionari di 6 mila chilometri di autostrade. Lo abbiamo fatto quando eravamo al governo con la Lega, lo stiamo facendo anche ora al governo col Pd.