Un sistema marcio da 22 anni
Era già tutto illegittimo, nel 1997. La privatizzazione di Autostrade non si era ancora completata, eppure già 22 anni fa bastava aver voglia di guardare, di leggere quella nuova convenzione, per capire le dimensioni della monarchia assoluta del casello. Nell’ormai ricca antologia di dossier che scolpiscono la fulminea l’ascesa della lobby del pedaggio, in particolare della sua casata più illustre, i Benetton, c’è un documento di 188 pagine che non ha avuto tutta l’attenzione che avrebbe meritato. Lo ha sfornato la Corte dei conti il 18 dicembre scorso.
Senza starci a girare troppo intorno: chiunque avesse voglia di leggerle si renderebbe conto che sono 188 pagine di accuse durissime nei confronti dei satrapi delle Autostrade e di un sistema che negli ultimi 22 anni ha fatto acqua da tutte le parti, senza mai trovare la forza (la voglia) di correggersi.
Avete presente il tema delle concessioni affidate a lorsignori sempre e soltanto senza gara? Ebbene, il 18 dicembre scorso i giudici contabili scrivono che “il mancato ricorso al mercato ha provocato, già nel 1997, la dichiarazione di illegittimità, da parte della Sezione di controllo della Corte dei conti, dell’attribuzione della più importante concessione”. Cioè quella dei Benetton. Che poi, prosegue la Corte, nel tempo si è usato di tutto pur di non procedere in modo aperto e trasparente. Infatti “effetti del tutto simili alla proroga formale conseguono dall’eccessivo valore di subentro, dalla proroga di fatto a seguito di mancato tempestivo riaffidamento della concessione e dalla revisione contrattuale attraverso la gestione unificata di tratte interconnesse”.
Guai, però, a toccare la Casellocrazia instaurata a uso e consumo dei sultani di Ponzano Veneto. E così “il mantenimento dello status quo ha accentuato le inefficienze riscontrate nel sistema, quali l’irrazionalità degli ambiti delle tratte, dei modelli tariffari, di molte clausole contrattuali particolarmente vantaggiose per le parti private“. Inoltre, “costante è risultata, nel tempo, la diminuzione degli investimenti”.
Eppure, continua la Corte, negli anni “sono state segnalate dalle autorità indipendenti numerose carenze gestorie soprattutto nella fase successiva alla privatizzazione: a) sulle tariffe, sinora non regolate da un’autorità indipendente secondo criteri di orientamento al costo; b) sul capitale, non remunerato con criteri trasparenti e di mercato; c) sull’accertamento periodico dell’allineamento delle tariffe ai costi; d) sui controlli degli investimenti attraverso la verifica delle capacità realizzative e manutentive”. Appunto, quegli stessi investimenti di cui il Blog delle Stelle, 20 giorni prima della Relazione della Corte dei Conti, aveva dimostrato, dati di bilancio alla mano, un crollo del 49,5% negli ultimi 13 anni in Italia.
I magistrati contabili, inoltre, scrivono che attualmente “la rete autostradale a pedaggio è gestita da 22 società con 25 rapporti concessori. Delle concessionarie, 14 sono a maggioranza privata e ricorrono ad affidamenti in house. E gestiscono il 75 per cento della rete e il 77 per cento del traffico annuale”. Ecco quindi i numeri della monarchia assoluta, con l’aggravante che “in linea generale, la quasi totalità delle tratte sono state affidate o prorogate senza gara, in assenza di confronto concorrenziale, con un vulnus ai principi europei e nazionali”.
Nella relazione della magistratura contabile, i richiami all’assegnazione delle concessioni nella più totale assenza di procedure trasparenti non è certo casuale. E per farne capire l’importanza si cita, tra le tante, una nota dell’Autorità Garante della concorrenza del 17 settembre 2019. In essa si dice che l’aggiudicazione delle concessioni con procedure trasparenti avrebbe consentito “di massimizzare gli introiti a favore del concedente e, allo stesso tempo, di selezionare l’operatore più efficiente, capace di garantire la migliore gestione in termini di qualità e sicurezza del servizio”. Sicurezza, avete capito bene. Quella parola che a Benetton e compagni ha dato così fastidio negli ultimi 22 anni.
Noi, invece, intendiamo mettere la sicurezza dei cittadini al primo posto. E intendiamo tutelare i beni pubblici. Per questo chi ha dimostrato di essere accecato dalla voglia di profitti, di essere risucchiato da un’ingordigia inarrestabile, deve essere estromesso dalla gestione delle nostre autostrade.