Prima che ci accorgessimo che fosse nocivo per la salute dell’uomo, l’amianto è stato utilizzato per decenni. Il suo impiego era capillare. Quasi tutti i settori strategici della grande catena industriale hanno fatto uso di questo materiale. Dall’industria edile, a quella siderurgica, a quella meccanica, fino ad essere impiegato addirittura nel settore tessile.
In Italia è stato messo al bando nel 1992, quando fu accertato il nesso causale tra l’inalazione delle sue fibre e diverse malattie polmonari potenzialmente letali. Da allora è iniziata una vera e propria guerra, con un solo obiettivo: debellarlo.
L’obiettivo, tuttavia, si è scontrato con una pesante realtà: l’enorme quantità di manufatti realizzati in amianto disseminati nel territorio italiano e i proibitivi costi di smaltimento.
Tutte le Regioni italiane, in un modo o in un altro, si sono dotate di leggi speciali per affrontare in maniera organica i rischi, per la salute umana e per l’ambiente, derivanti dalla presenza di amianto sul proprio territorio.
In Sicilia, ad esempio, con la legge regionale n. 10/2014, sono state avviate le operazioni di censimento e mappatura sulla base dei dati forniti dall’Agenzia regionale per l’ambiente, nel tentativo di avviare le necessarie operazioni di bonifica. Ma non è stato sufficiente a causa delle scarse risorse economiche messe a disposizione.
Oggi il Ministero dell’Ambiente entra a gamba tesa nel cuore del problema e dispone, con una misura assolutamente innovativa, lo stanziamento di ben 385 milioni di euro per l’eliminazione dell’amianto in due tipologie di strutture vitali per la società civile: le scuole e gli ospedali.
Questo ambizioso progetto si inserisce nel più ampio disegno di risanamento di tutto il territorio nazionale e consente alle Regioni di portare avanti opere di messa in sicurezza di edifici pubblici, avvalendosi, se necessario del supporto tecnico dello stesso Ministero.
Questo è un altro aspetto vincente della norma: molto spesso è accaduto, infatti, che gli stanziamenti statali venissero persi a causa della mancata progettazione da parte delle Regioni o degli altri Enti locali. Questa volta, invece, il Ministero, non si è soltanto limitato a fornire la misura economica, ma ha previsto un supporto tecnico/scientifico per la redazione dei progetti.
Il “Piano di bonifica da amianto”, adottato con provvedimento del Ministro Sergio Costa, individua i soggetti beneficiari delle risorse e le modalità di trasferimento. I soggetti beneficiari, a loro volta, provvederanno a definire gli interventi da finanziare e da realizzare entro il 31 dicembre 2025.
Gli interventi potenzialmente eseguibili sono numerosi, tenuto conto che in Italia sono presenti più di 2000 edifici scolastici e circa 250 ospedali con presenza di amianto.
I 385 milioni di euro sono stati ripartiti secondo i coefficienti di assegnazione regionale, utilizzati per le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Alla Sicilia è stato assegnato il fondo più corposo. A seguire la Puglia, con 74 milioni di euro, e la Calabria, con 43 milioni di euro.
Insomma, una buona notizia!