Oggi il Messaggero pubblica una mia presunta “intervista”. È falsa. Spiace constatare l’ennesimo, maldestro, tentativo di qualche giornalista parlamentare che si aggira per i corridoi a caccia di dichiarazioni carpite fuori contesto, a tratti immaginarie, per poi spacciarle come “interviste”. Che tristezza vedere all’opera questi professionisti della disinformazione, che quotidianamente screditano il lavoro onesto di tanti bravi giornalisti. L’unica intervista che ho rilasciato è al Corriere della Sera, e la condivido con voi.
di seguito l’intervista al Capo Politico del MoVimento 5 Stelle Vito Crimi a cura di Monica Guerzoni apparsa sul “Corriere della Sera”
Vito Crimi, la carezza di Di Maio è un passaggio di consegne da capo politico a reggente, o da leader a leader con pieni poteri?
«La carezza di Luigi è innanzitutto il gesto autentico di un amico e compagno di tante battaglie. Quanto alla leadership non ci poniamo il problema dei tempi o dei poteri, ma di guidare il M5S nella riorganizzazione. In ogni caso, da capo politico ho tutti i poteri previsti dallo statuto».
Stato d’animo?
«È una sfida, sento una grossa responsabilità. Ho avuto tantissimi attestati di stima, attivisti e colleghi si sentono rassicurati. Mi dicono che sono la persona giusta per condurre il Movimento in questo momento di crescita, alla luce della mia lunga esperienza. Ma non farò nessuno strappo, lavorerò in continuità con il percorso che Luigi ha avviato e che io devo portare avanti alla luce delle criticità rilevate».
Eravate al 32%, ora i consensi sono dimezzati.
«È più importante il consenso a tutti i costi, o far bene per il Paese? Noi non abbiamo aiutato i potenti, ma i poveri. Una categoria che non influenza le masse».
Non teme l’estinzione del Movimento? E la scissione?
«La che?».
Il «suo» M5S sarà di piazza o di governo? Con la Ue o no? Porti aperti o chiusi?
«Mai stati contro l’Europa, ma va rifondata. Con il nuovo governo stiamo contribuendo a migliorarla, tanto che la redistribuzione dei migranti è passata da 11 persone al mese a 98. Questi sono i risultati di una gestione integrata del fenomeno, le chiacchiere le lasciamo ad altri. Non è sui porti che bisogna ragionare, ma sulle partenze».
Con lei alla guida, il rapporto con il premier Conte sarà meno conflittuale? E sarà lei il capo delegazione?
«Mai stato conflittuale, ma sempre di leale confronto e collaborazione. E così continuerà ad essere. L’elenco dei risultati che abbiamo portato a casa e che Luigi ha ricordato è sbalorditivo. Altro che conflittualità, è produttività. Io sul governo non ho il minimo dubbio e lavorerò in continuità, a partire da Autostrade».
Se Salvini vince le Regionali il governo va a casa?
«Il governo ha un cronoprogramma da definire e attuare, al di là delle tornate elettorali. Dobbiamo abbassare le tasse, come già abbiamo iniziato a fare per 16 milioni di italiani con il taglio del cuneo fiscale, obiettivo che dobbiamo perseguire grazie alla riforma dell’Irpef. Abbiamo obiettivi molto ambiziosi, su quelli vogliamo essere giudicati al termine del mandato».
Di Maio può tornare capo politico, magari in tandem con Appendino o affiancato da un direttorio?
«Abbiamo avviato un percorso ambizioso, iniziato con il coinvolgimento di centinaia di facilitatori. Ogni scelta sarà condivisa e partecipata da tutti gli iscritti. Il Movimento è collegiale per definizione. Farò il massimo affinché questi valori possano esprimersi sempre di più, è solo uniti che riusciremo a realizzare il nostro programma».
Chi vedrebbe come capo politico dopo gli Stati Generali? Fico, Patuanelli, Di Battista, Taverna, o Crimi?
«Avrà più chance questo Paese quando smetteremo di parlare di nomi per concentrarci sui contenuti. Proprio quello che intendo fare».
Si sente più vicino a Grillo o a Casaleggio?
«Sono due figure essenziali, senza le quali oggi non saremmo dove siamo. Sono vicino al progetto che hanno creato, a cui ho dato tutto me stesso fin dalle sue origini».
Teme pugnalate e fuoco amico? E chi sono i traditori, Paragone e Fioramonti?
«Sono fiero di essere a capo di un movimento che rispetta le sue regole senza guardare in faccia nessuno. Chi non rispetta i patti non mi fa paura, mi fa pena».
Di Battista è inseguito dai sospetti. Sarà leale con lei?
«Alessandro è come un fratello. Non mi pongo alcun dubbio sulla sua lealtà, prima che a me al Movimento».
Ci saranno novità sulle restituzioni per fermare la fuga di parlamentari?
«Ai parlamentari offrirò coinvolgimento e partecipazione, ma chiederò rispetto reciproco e unità. Il taglio degli stipendi e la loro restituzione, per una politica più sobria e vicina ai cittadini, è da sempre una nostra battaglia. Modificheremo le procedure, ma il principio non cambia».
Lei umiliò Bersani in streaming. Ci si vede in quella «alleanza politica strutturale» con il centrosinistra a cui lavora Conte?
«All’epoca di Bersani facemmo l’unica cosa possibile in quel contesto. Non vorrei sentir parlare di alleanze strutturali, ma di progetti e idee per il bene dei cittadini».
Tornerebbe al governo con Salvini?
«No, per carità. Ha dimostrato di essere inaffidabile e codardo».
Farà pace con la stampa dopo la durezza su Radio Radicale e fondi all’editoria?
«Su Radio Radicale rifarei tutto, per rispetto delle regole. Non devo fare pace, perché non ho dichiarato guerra a nessuno. C’era solo la volontà di portare equità in un settore strategico».
Roberta Lombardi la definì «orsacchiotto» e Massimo Bordin «gerarca minore». Chi è Vito Crimi?
«Vito Crimi è quell’attivista che dal 2005 si è battuto per il taglio dei privilegi, l’acqua pubblica e per mille altre battaglie. Un cittadino che combatte per un Paese più trasparente e senza disuguaglianze. E che da viceministro dell’Interno ha dimostrato di lavorare con serietà».