Lo smog uccide. Lo dicono i numeri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: 90mila morti premature l’anno in Italia per patologie legate all’inquinamento atmosferico, più di 400mila in Europa . Lo confermano decine di studi internazionali, ciascuno dei quali aggiunge nuovi rischi alle conseguenze già note sulle vie respiratorie e sulla circolazione del sangue.
Una delle ultime, ad esempio, parla di un legame tra emissioni e Dna: a quanto pare l’esposizione alle emissioni dei veicoli diesel attiva alcuni geni e ne “spegne” altri, generando conseguenze rischiose per la salute.
La maggior parte del nostro Paese è chiuso nella sua morsa: i superamenti delle soglie limite di polveri sottili e ultrasottili riguardano quasi tutte le medie e grandi città italiane.
Parlare di “emergenza”, davanti a un numero di decessi così elevato, non è inappropriato, ma è difficile usare questo termine davanti a quella che ormai è una costante, così come è ciclica ormai l’attenzione dei media, che sembra andar via con le prime piogge insieme alle polveri inquinanti.
Purtroppo, però, non vanno via con quelle polveri le malattie, i decessi. Abbiamo la responsabilità di lavorare sempre di più affinché la prevenzione diventa il faro e la soluzione.
Per affrontare correttamente il problema dobbiamo prendere atto che la cosiddetta emergenza smog è un dato cronico e purtroppo consolidato delle città, dovuto al traffico veicolare, agli impianti di riscaldamento e alle attività industriali.
Solo partendo da questa consapevolezza si può agire per affrontare correttamente e strutturalmente il problema. C’è bisogno di azioni forti, in grado di non farsi ingabbiare nelle valutazioni di una presunta realpolitik che poi a ben vedere alla realtà non guardano affatto!
Dobbiamo adottare misure straordinarie per fronteggiare un fenomeno di portata straordinaria. C’è da riflettere sui nostri stili di vita e di consumo, da come ci riscaldiamo e raffreschiamo a come ci muoviamo, c’è da puntare sulla restituzione di suolo alla natura, altro che nuovo cemento! C’è da ridurre la quantità di rifiuti in circolazione nella consapevolezza che l’unico rifiuto buono è quello che non si produce! C’è da concentrare energie e risorse sulla riconversione ecologica e sulla creazione di posti lavoro nel settore della sostenibilità ambientale, sul quale stiamo spingendo anche in Europa, con i primi segnali positivi che abbiamo visto nei giorni scorsi: 1000 miliardi in dieci anni per il Green New Deal e 7,5 miliardi tra il 2021 e il 2027 per ridurre le emissioni inquinanti dell’industria salvaguardando i posti di lavoro.
In Italia il MoVimento 5 Stelle sta lottando con le unghie e con i denti per portare a casa lo stop alle trivelle e al carbone, la legge Salvamare che ora attende il via del Senato, e più di recente il Decreto Clima. In questo come in altri settori, in cui siamo intervenuti in quest’anno e mezzo al governo anche grazie alla caparbietà del ministro Costa, gli interessi di chi vuole continuare a inquinare e speculare sono fortissimi, ma noi non ci fermiamo perché la posta in gioco è il futuro del Paese e del Pianeta, troppo alta per arrendersi o cedere.
Con il decreto Clima, solo per fare un esempio, diciamo ai cittadini delle città più inquinate che possono rinunciare all’auto o alla moto senza acquistarne una nuova e lo Stato riconosce loro un contributo, fino a 1.500 euro, per usare i mezzi pubblici, comprare una bici o ricorrere alla mobilità condivisa. Su questa misura mettiamo 255 milioni, a cui si aggiungono i 30 milioni per la forestazione. Sul rinnovo del parco autobus con mezzi meno inquinanti ci sono invece 2,2 miliardi, così come altre somme importanti consentiranno di ammodernare linee ferroviarie e aggiungerne di nuove.
Come non ricordare poi il “Protocollo aria pulita”, che per il bacino padano significa 400 milioni di euro impiegati per imprimere una forte accelerazione al cambio di rotta che abbiamo descritto, per ridare letteralmente fiato alle cittadine e ai cittadini oppressi da smog e inquinamento. Abbiamo reso strutturale la norma Fraccaro con 2,5 mld in 5 anni.
Siamo consapevoli che dobbiamo fare di più e meglio, perché siamo stanchi di contare malati e morti. Ma siamo anche consapevoli di avere le migliori forze del Paese schierate con noi in questa battaglia per la salute e per la qualità della vita.