Le notizie riportate oggi dal Fatto Quotidiano sui vitalizi al Senato sono la testimonianza di quanto ormai da mesi abbiamo denunciato.
Nella Commissione Contenziosa, che deve esaminare più di 700 ricorsi degli ex senatori che chiedono di riavere i loro vitalizi, sembra esserci la volontà di accogliere questi ricorsi e ripristinare il più odioso tra i privilegi che la vecchia politica si è auto attribuita. E la cosa ancor più grave è che da quanto emerge sembra esserci una sentenza già scritta, senza che si sia tenuta ancora alcuna camera di consiglio.
Ma andiamo con ordine.
Lo scorso 4 novembre era prevista la riunione decisiva, ma il clima che precedeva i lavori della Commissione e un forte sospetto di conflitto d’interessi per alcuni componenti spinsero la nostra senatrice Elvira Evangelista a rassegnare le dimissioni. Già in quei giorni tutto lasciava pensare che la maggioranza dei 5 componenti avesse già maturato il convincimento che il privilegio dovesse tornare in vita e questo senza che i 5 giudici, perché tali sono nel ricoprire quel ruolo, si fossero riuniti per esaminare i documenti e esporre le proprie tesi giuridiche nella Camera di Consiglio. Si capisce bene la gravità di un fatto del genere.
Ma chi sono i 5 giudici nominati dalla presidente Casellati?
Il presidente della commissione è Giacomo Caliendo, senatore di lungo corso di Forza Italia, vicino alla presidente e al suo capo di Gabinetto, l’ex senatore Nitto Palma. Sia Palma che Caliendo hanno maturato il diritto al vitalizio. Un altro giudice, componente tecnico non senatore, è Cesare Martellino. Diversi quotidiani hanno ricostruito i suoi trascorsi professionali con Nitto Palma alla Procura di Roma, all’Ufficio indagini della Federcalcio e al Comitato organizzatore dei mondiali del ’90. Capite bene che questo intreccio desta fisiologici sospetti. Ecco i due motivi per cui Elvira Evangelista lasciò la commissione. Al suo posto si è insediata la nostra Alessandra Riccardi, che dopo aver seguito le istruttorie sui ricorsi ha chiesto il tempo necessario a studiare le carte e elaborare la linea giuridica ritenuta migliore, fermo restando la delibera del Consiglio di presidenza. Per questo motivo la camera di Consiglio è stata fissata per il 20 febbraio.
Ma come si può lavorare alla stesura di una posizione giuridica se emerge che la sentenza in toto o in buona parte è già scritta? Pertanto si ripropongono entrambi i motivi che rendevano poco credibile la riunione del 4 novembre.
Adesso noi chiediamo che si riparta da zero e si recuperino la credibilità e la serenità necessarie a far lavorare bene la Commissione Contenziosa del Senato.
Al suo interno devono essere nominati senatori eletti a partire dal 2013, perché loro, a differenza dei predecessori, non hanno diritto al vitalizio ma ad un trattamento contributivo. Anche i componenti tecnici devono essere al di sopra di ogni sospetto, liberi da qualsiasi legame che possa anche solo suscitare un dubbio di indipendenza di pensiero. Questa sentenza riguarda direttamente i soldi dei cittadini: tantissimi ne sono stati spesi per decenni per ricchi assegni che i parlamentari decisero di attribuire a loro stessi, con criteri super favorevoli.
Dopo tanto tempo la delibera voluta dal MoVimento 5 Stelle ha posto fine a questo scandalo, chi chiede di annullare quella delibera non può godere anche di un canale privilegiato dentro le istituzioni.