Il 20 febbraio l’Istat ci ha fornito un dato importante. Nel 2019 è cresciuto il numero degli italiani che si dichiarano soddisfatti della propria situazione economica. In una scala da 0 a 10, dove 0 indica “per niente soddisfatto” e 10 “molto soddisfatto”, in media le persone hanno espresso un voto pari a 7,1.
In poche parole è tornata a crescere la quota di persone che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per la propria situazione economica, raggiungendo il 56,5%.
Insomma, ci sono segnali positivi che ci fanno capire quanto sia pretestuosa la narrazione che vorrebbe l’Italia come il malato d’Europa. Ma ci sono altri dati che ci aiutano a capire quanto il Belpaese, grazie alle misure spinte dal MoVimento 5 Stelle, stia recuperando il dinamismo che merita.
Pensiamo al lavoro. I dati più recenti certificano che l’occupazione ha raggiunto il 59,4%, livello record dal 1977. La disoccupazione è calata al 9,7%, il minimo dal 2012.
Lungi dall’essere il partito del No, come qualche logora propaganda si ostina a raccontare, abbiamo dimostrato di saper rilanciare il settore degli appalti. Il Cresme, con dati riportati dal Sole 24 Ore, ha certificato che nel 2019 il valore delle gare d’appalto per lavori e concessioni è arrivato a 40 miliardi di euro, +39,2% rispetto al 2018.
E che dire dell’export? Sempre nel 2019 le nostre esportazioni verso i Paesi extra Ue, nonostante continue schermaglie su commercio estero e dazi, hanno fatto segnare un +3,8% rispetto all’anno precedente.
In più, visto che tra i profeti di sventura ci sono tantissimi estimatori dello spread, da quando la Lega ha aperto la crisi del Governo Conte uno, cioè ad agosto 2019, lo spread è sceso dai 240 agli attuali 135 punti base, con un risparmio di oltre 2 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico.
Poi, certo, gli stessi profeti di sventura dicono: eh, ma la produzione industriale cala. Anche qui bisogna fare una bella operazione verità: è vero che cala, ma l’Italia fa meglio dell’Eurozona!
Eurostat, nei giorni scorsi, ha certificato che nel corso del 2019 la produzione industriale dei Paesi dell’Eurozona è calata dell’1,7%. Ebbene, in Italia è calata dell’1,3%. Gli stessi dati dimostrano che nel dicembre 2019 la produzione industriale tedesca è crollata del 7,2% rispetto allo stesso mese del 2018. E anche qui l’Italia, con un -4,3%, è riuscita a limitare i danni, probabilmente inevitabili visto lo storico legame della nostra manifattura con quella tedesca.
Semmai è tutto il Vecchio Continente ad avere il fiato corto. Per questo il MoVimento 5 Stelle, come da ultimo ha dimostrato il dibattuto sul bilancio dell’Unione europea 2021-2027, sta spingendo affinché la Commissione faccia esattamente quello che, per ora a parole, la nuova presidente Ursula von der Leyen ha promesso di fare: ossia spingere sugli investimenti, sul lavoro, sull’uso della massima flessibilità nell’applicazione dei parametri Ue.
L’Italia, dal canto suo, sta ampiamente facendo la sua parte, come questi dati dimostrano.