“Un privilegio inaccettabile. Che Lorsignori si sono autoassegnati con regole di sfacciato favore rispetto ai trattamenti pensionistici in vigore per i normali cittadini”.
Così definisce i vitalizi il nostro senatore Primo Di Nicola nel suo libro “Orgoglio e Vitalizio”. E oggi è in corso una incredibile operazione di restaurazione del privilegio, che è inaccettabile in ogni caso, dal momento che chi ne beneficiava incassava molto più di quanto aveva versato. Milioni di euro ogni anno a carico dei cittadini. Ma ci sono casi che sono più indecenti di altri, quelli di persone che hanno pure l’impudenza di rivendicare i loro ricchi assegni.
Facciamo qualche esempio?
Piero Craveri entra da eletto in Senato il 2 luglio 1987. Il 9 luglio dello stesso anno, una settimana dopo, si dimette. Vitalizio incassato fino al 31 dicembre del 2018? Circa 2300 euro netti al mese. Un importo certamente molto superiore ai contributi che Craveri ha continuato a versare per il resto di quella legislatura. Con la nostra delibera che ha tagliato i vitalizi, Craveri continua a percepire una pensione dal Senato, giustamente decurtata, oltre a quella che incassa da ex professore. Eppure ha recentemente dichiarato di non aver mai pensato di rinunciare al vitalizio, spiegando che “faceva parte dei privilegi che allora aveva la classe politica”. Veramente incredibile lo sprezzo del buon senso e del buon gusto.
Da un esponente dei Radicali all’altro. Ecco Angelo Pezzana, deputato dal 6 al 14 febbraio 1979. Vitalizio? oltre 2200 euro netti. Qualcosa da dichiarare? “Rinunciare al mio vitalizio? Non ci penso proprio nel modo più assoluto. È un mio diritto, ho osservato la legge e non mi vergogno di nulla”. Eppure sembra abbia versato circa 60 mila euro di contributi mentre ha incassato qualche centinaio di migliaia di euro di vitalizio.
Abbiamo detto basta a questo scandalo, lo abbiamo fatto con il massimo del rigore, attraverso due delibere degli uffici di presidenza di Camera e Senato, ascoltando autorevoli esperti e con diversi accorgimenti che tutelino i casi più critici.
Nonostante questo in più di 700 ex senatori e il doppio di ex deputati non si sono arresi, hanno fatto ricorso. E al Senato nell’organo che deve valutarli stanno succedendo troppe cose ambigue. Noi non ci facciamo prendere in giro e glielo vogliamo dire dentro e fuori dal Palazzo.
Ci vediamo il 15 febbraio in piazza a Roma per un messaggio forte e chiaro: non c’è più spazio per i privilegi.