Lo abbiamo sempre detto: il Reddito di Cittadinanza non era un semplice sostegno economico, ma una misura di politica attiva del lavoro che avrebbe contribuito al rilancio dell’economia reale del nostro Paese.
Eppure in questi mesi ne abbiamo sentite di tutti i colori: c’è chi ha parlato di elemosina, chi di mancette per fannulloni e ancora oggi c’è chi parla del Reddito di Cittadinanza come di una “follia”.
Secondo noi, l’unica follia è stata aver costretto il Paese ad anni di politiche di austerity che hanno devastato le nostre imprese, il mondo del lavoro e il tessuto sociale. Noi invece, appena arrivati al Governo, abbiamo preso una decisione semplice e di buonsenso: siamo andati incontro ai cittadini più in difficoltà, per consentirgli di costruirsi un futuro, tornando ad essere competitivi nel mercato del lavoro.
Attraverso il contrasto alla povertà abbiamo dato il via a una reale redistribuzione della ricchezza, che rappresenta una potente leva per rilanciare i consumi. E adesso lo certifica anche l’Unione Europea.
Oggi infatti la Commissione UE ci dice che il Reddito avrà un impatto positivo su consumi e crescita, da qui al 2021.
E anche la Corte dei Conti riconosce i passi avanti fatti sul fronte delle politiche attive, proprio grazie a questa misura.
Non è certo il momento di festeggiare, c’è ancora molto da fare, ma dobbiamo andare avanti su questa strada. Il Reddito di Cittadinanza ha obiettivi ambiziosi: riduzione della povertà, spinta ai consumi, reinserimento lavorativo e aumento dell’inclusione sociale.
Col tempo l’impatto positivo di questa misura sul mondo del lavoro e sulla nostra economia sarà sempre più visibile. E siamo certi che la crescita sarà ancor più forte grazie a quel salario minimo orario, altra battaglia storica del MoVimento 5 Stelle, che presto diventerà legge.