Droga, riciclaggio, corruzione e frodi sui fondi europei. Il crimine organizzato si è inserito come protagonista indiscusso della vita economica europea e vanta numeri che metterebbero invidia a una qualsiasi multinazionale.
Nell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia si legge che il mercato della droga frutta “circa 560 miliardi di euro a livello globale e circa 30 in Italia” equivalente a circa il 2% del Pil nazionale. Ma nella relazione si leggono anche altri dati che fanno impallidire: le mafie avrebbero a disposizione “un patrimonio pari a circa 8.300 miliardi a livello globale e di circa 400 miliardi solo in Italia”.
Come è stato possibile costruire un così forte impero?
La miccia degli affari della mafia è stata sicuramente la droga che arriva a tonnellate nei container nei porti italiani ma anche in quelli del nord Europa: Anversa, Amburgo, Rotterdam. La droga è il volto palese delle mafie, quello che viene riconosciuto anche all’estero, ma oltre al contrasto degli stupefacenti in Europa spesso non si fa di più. Con i proventi della compravendita della droga la mafia si fa imprenditrice e questa rappresenta il pericolo maggiore per la democrazia e l’economia europea. Quello che succede in Olanda e Germania è emblematico.
In Olanda inchieste giudiziarie hanno mostrato infiltrazioni persino nel mercato dei fiori di Aalsmeer. Il risultato è che le aziende sane, quelle che sono sottoposte solo alle leggi del mercato, chiudono, mentre prosperano quelle che hanno come vantaggio competitivo la disponibilità di montagne di soldi sporchi da riciclare.
Nella privatizzazione della Germania dell’Est, le mafie italiane hanno visto un’irripetibile occasione di affari e hanno comprato locali, attività produttive, terreni. Persone vicino ai clan mafiosi arrivavano con le valigette piene di soldi e, facilitati dall’assenza di limiti all’uso dei contanti, hanno esteso il loro business. Oggi tutte le mafie italiane sono attive in Germania, con collegamenti nelle più alte sfere sociali e istituzionali e contatti con massoni tedeschi, come emerge in alcune ordinanze di custodia cautelare.
La mafia oggi guarda soprattutto all’Est con l’obiettivo di mettere le mani sulla ricca fetta dei fondi europei, in particolare quelli agricoli. In Slovacchia per esempio le indagini sulla morte del giornalista Jan Kuciak hanno fatto emergere frodi ai fondi europei organizzate da personaggi vicini alla ‘ndrangheta.
Un caso a parte è rappresentato da Malta che in passato ha avuto molti problemi con la cooperazione giudiziaria e di polizia. L’Italia, per esempio, ha ben 18 fascicoli aperti, alcuni dei quali riguardano anche reati di mafia. I magistrati italiani hanno chiesto il supporto di Eurojust per ottenere risposte investigative che finora non sono arrivate. Tuttavia, recentemente registriamo passi avanti nella lotta alla criminalità: l’arresto dei mandanti dell’omicidio della giornalista Caruana Galizia è sicuramente una bella notizia per tutta l’Europa.
Un problema fondamentale nel contrasto alle mafie resta quello dei paradisi fiscali dove la mancanza di trasparenza aiuta le mafie nelle loro operazioni di riciclaggio. Come dimostrato da tutti questi casi di cronaca, l’Europa sottovaluta il problema e non ha gli strumenti legislativi idonei per combattere efficacemente le mafie.
Per sensibilizzare l’Europa mercoledì 5 febbraio organizziamo al Parlamento europeo un convegno “Mafie, un problema europeo”. Ci saranno l’Europol, Eurojust, magistrati europei, parlamentari e funzionari europei.
Vogliamo, dobbiamo svegliare l’Europa dal suo torpore che permette alle mafie di arricchirsi uccidendo l’economia legale e la democrazia.