Oltre 200 associazioni hanno aderito alla manifestazione #Rispettiamocinstrada in programma a Roma domani 23 febbraio a partire dalle 11 sul percorso tra i Fori Imperiali e il Colosseo. Queste associazioni da anni sono impegnate per sensibilizzare sempre più cittadini e tutte le istituzioni affinché venga garantita la sicurezza stradale, soprattutto nei centri urbani. L’obiettivo è quello di salvare migliaia di vite umane. I numeri delle vittime della violenza stradale sono inaccettabili per un Paese civile. La metà degli incidenti avviene all’interno del contesto cittadino.
L’elevata velocità e la distrazione al cellulare sono i fattori principali che causano oltre 172mila incidenti ogni anno. A fare le spese di questa vera e propria strage quotidiana e silenziosa sono pedoni, ciclisti e motociciclisti, proprio quell’utenza che invece concorre maggiormente a rendere la viabilità scorrevole, le strade vivibili e la mobilità sostenibile. Ma a pagare un caro prezzo sono ovviamente anche i conducenti e i passeggeri dei mezzi motorizzati, in primis gli stessi automobilisti, con quasi la metà delle vittime, oltre 1.400 morti.
C’è bisogno allora di cambiare paradigma perché conviene a tutti. Serve che la politica e le istituzioni intervengano con urgenza per risolvere una situazione non più tollerabile. Occorre che le strade, soprattutto in ambito urbano, tornino ad essere luoghi per le persone e non per le auto, luoghi di incontro e relazione tra esseri umani. È necessario abbandonare l’idea che i pedoni e i ciclisti debbano circolare con scafandri come palombari per tutelare la propria incolumità, che le strade siano luoghi intrinsecamente insicuri in cui vige la legge del più forte, in cui al centro ci sono le auto e i mezzi motorizzati. Serve invece adottare e adoperarsi concretamente affinché si realizzi una visione in cui l’utenza più “forte” si prenda cura – e senta propria la responsabilità di garantire la sicurezza – dei cittadini più vulnerabili; occorre che ci sia rispetto reciproco ed è indispensabile mettere al bando l’arroganza e la violenza, perché le strade e le città non sono una giungla ma luoghi in cui ci sono anche bambini, persone con disabilità e anziani e devono essere quindi costruite a loro misura.
Il MoVimento 5 Stelle aderisce con convinzione a questa manifestazione, perché la visione che la sostiene è assolutamente condivisibile e irrinunciabile (a questo link trovate le proposte dei promotori). E ci auguriamo che ci sia la piena adesione di tutto l’arco parlamentare, perché su questo tema non ci possono essere contrapposizioni ideologiche. Le soluzioni esistono e sono semplici, come dimostrano le esperienze in tante città e in tanti Paesi, dell’Unione Europea ed extra Ue.
La manifestazione sarà anche l’occasione per riaffermare la necessità di adottare misure indispensabili a evitare le oltre 3.300 morti per violenza stradale: richieste giustissime, le sole in grado di fermare anche in Italia questa tragedia enorme, che causa oltre 343mila feriti gravi. Una tragedia alla quale purtroppo media e opinione pubblica sembrano sempre più assuefatti.
Siano d’accordo con la richiesta di consentire e promuovere l’adozione capillare di tecnologie in grado di controllare i limiti di velocità, ma serve anche maggiore vigilanza in ambito urbano attraverso il personale di polizia e carabinieri. Riteniamo indispensabile favorire la mobilità alternativa a quella privata delle automobili, in primis quella attiva di pedoni e ciclisti che non devono più essere considerati un intralcio o uno ostacolo. A questo utenti della strada va anzi riservato maggiore spazio pubblico e migliori tutele per favorirne gli spostamenti.
Molte di queste idee sono state formalizzate e avanzate in Parlamento proprio dal Movimento 5 Stelle come proposte nel testo di legge di modifica al Codice della Strada che sarà all’esame della Camera dei deputati nel mese di marzo. Questo è il momento che tutti noi, cittadini e istituzioni, decidiamo e dichiariamo da che parte vogliamo stare: dalla parte delle “strade killer”, orrenda terminologia che nasconde le vere responsabilità di un modello che mette al centro l’auto privata, o dalla parte della mobilità a misura di bambino? Noi non abbiamo dubbi, perché la strada è di tutti e non devono essere i più vulnerabili a cedere il passo ai più forti, anche perché siamo tutti contemporaneamente pedoni, ciclisti e spesso anche automobilisti.