Anche l’Europa valuta positivamente la nostra riforma della prescrizione. Il rapporto sull’Italia (scaricalo qui) approvato ieri a Bruxelles è chiaro: “Una riforma benvenuta, che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado” e che “è in linea con una raccomandazione specifica per il Paese formulata da tempo”. L’Italia si è adeguata agli standard internazionali. Per raggiungere questo obiettivo è servito tutto il nostro impegno, e le parole della Commissione Europea confermano che la strada intrapresa è davvero quella giusta.
Per troppo tempo, abbiamo assistito al triste spettacolo di una giustizia che non è riuscita a offrire risposte certe ai cittadini. La prescrizione ha impedito troppo spesso ai magistrati di arrivare fino in fondo ai procedimenti penali, consentendo persino a imputati già condannati dal tribunale di farla franca perché il tempo per giungere a una sentenza definitiva si era esaurito. Una situazione simile, o peggio il susseguirsi ininterrotto di casi simili non era tollerabile.
Le vittime, i loro familiari, ogni singolo cittadino: tutti hanno diritto a conoscere la verità giudiziaria che sta alla fine di un procedimento. Chi sbaglia, se riconosciuto colpevole, deve essere condannato, e non può passarla liscia semplicemente perché il reato che gli viene contestato è caduto in prescrizione. Ecco perché abbiamo fortemente voluto la riforma Bonafede.
E dopo la legge “Spazzacorrotti”, con la riforma della prescrizione – già in vigore dal 1 gennaio 2020 – abbiamo compiuto un altro passo decisivo verso la riforma del sistema giustizia che giá attuerebbe molte delle raccomandazioni segnalate oggi dalla Commissione: come la revisione del sistema delle notifiche, il potenziamento dei riti alternativi, congrue limitazioni all’appello e il giudice unico di secondo grado.
Con l’approvazione del nuovo processo penale daremo un’altra risposta concreta alle istanze dei cittadini.
Presto la giustizia italiana sarà più rapida, certa ed efficiente.