Oggi abbiamo definitivamente approvato il decreto legge che rafforza la Banca Popolare di Bari e getta le basi per la creazione di una banca per gli investimenti nel Sud Italia.
Il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto per imprimere una svolta nel modo di affrontare i problemi legati al credito, in particolare a quegli istituti che nel tempo hanno avuto difficoltà e prodotto danni al tessuto imprenditoriale e sociale dei territori in cui operano.
Non è necessario ripercorrere la storia delle varie liquidazioni e risoluzioni bancarie. Basta solo elencare gli ultimi casi per far ritornare alla mente gli enormi problemi generati sul territorio: Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche, Banca popolare dell’Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti. E poi Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, Cassa di Risparmio di Genova e oggi Banca Popolare di Bari.
Abbiamo ancora davanti agli occhi le ferite inflitte a tutti quei risparmiatori che, tra risoluzioni bancarie e liquidazioni, hanno visto azzerato il valore delle loro obbligazioni e azioni. Si tratta di più di 200 mila persone che avevano nutrito fiducia nelle quattro banche dell’Italia centrale e nelle due popolari venete.
Persone tradite non solo dalle banche in questione, ma anche dalle scelte come minimo discutibili prese dai Governi che ci hanno preceduto. Ed è solo grazie al MoVimento 5 Stelle che tutti questi risparmiatori oggi possono trovare protezione nel Fondo Indennizzo Risparmiatori, da noi fortemente voluto e finanziato con 1,5 miliardi di euro, cifra 15 volte superiore rispetto a quanto messo sul piatto da chi ha preceduto il MoVimento 5 Stelle in altre esperienze governative.
Venendo incontro a risparmiatori e imprese, questo decreto permette di evitare la liquidazione della Popolare di Bari, di evitare la messa in discussione di 6 miliardi di euro di linee di credito a quasi 100 mila imprenditori, su un totale di 600 mila clienti, che potranno continuare l’attività senza impatti rilevanti.
Il MoVimento 5 Stelle ha sempre spinto per la creazione di una Banca pubblica per gli investimenti, una banca che potesse supportare cittadini e imprese con un approccio orientato allo sviluppo del territorio e non al profitto di piccole o grandi oligarchie.
Con questo provvedimento il Governo utilizza e modifica uno strumento già esistente. Si tratta del Mediocredito centrale-Banca per il Mezzogiorno, istituto che si occupa in maniera prioritaria del finanziamento delle piccole e medie imprese, prevalentemente nel Mezzogiorno, e di attività di finanza complementare agli incentivi pubblici per le aziende.
Finora, però, la dimensione delle operazioni di MCC-Banca per il Mezzogiorno si è rivelata un po’ troppo alta per il tessuto imprenditoriale italiano, composto per oltre il 90% da piccole e medie imprese.
Ecco allora che il Governo ha opportunamente e meritoriamente colto l’occasione di trasformare l’ennesima fibrillazione prodottasi sul territorio, a seguito della dissennata gestione della Banca Popolare di Bari, in un’opportunità di rilancio, gettando le premesse per una Banca Pubblica per gli Investimenti davvero destinata ai piccoli e medi imprenditori del Mezzogiorno.
Sappiamo che sulle banche l’Italia ha avuto negli anni un’interlocuzione complicata con l’Unione europea: in relazione alla stessa Popolare di Bari, tra l’altro, la Commissione Europea qualificò come aiuto di stato l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi nell’operazione di acquisizione di Tercas, la ex Cassa di risparmio di Teramo, appesantendo enormemente gli esiti di quell’intervento; mentre nel 2019 il Tribunale dell’UE ha respinto le motivazioni della stessa Commissione, annullandone la decisione. Ma era già troppo tardi.
C’è chi dice che con questo decreto si corra il rischio di nuovi aiuti di stato: ma proprio il precedente appena ricordato dovrebbe far capire che l’intervento del Fondo interbancario è un’altra cosa, vista la acclarata provenienza privata di tali fondi.
Inoltre è una buona notizia il fatto che i nuovi vertici della Commissione Ue abbiano dichiarato di voler ripensare il concetto di aiuti di Stato, proprio a causa degli errori commessi in passato. Queste, però, non devono restare parole, confinate nel solito perimetro delle buone intenzioni. Il MoVimento 5 Stelle vigilerà sull’operato della nuova Commissione, senza concedere il minimo sconto.
Sono di Bari, non ho mai avuto un conto corrente presso la Popolare di Bari, ma posso testimoniare che la Banca Popolare, nata 60 anni fa, è stata ed è un’importante Istituzione non solo per la città, ma per tutto il Mezzogiorno. Un punto di riferimento per i risparmiatori e per tante famiglie.
Ora occorre che i soci facciano il passo successivo, ovvero trasformare la Banca in SpA, in modo che, oltre alla tutela degli obbligazionisti e dei correntisti, per i quali interviene il Fondo interbancario, si creino le condizioni per salvaguardare anche gli azionisti e favorire l’ingresso di Mediocredito centrale nella Popolare, con il suo successivo rilancio.
La magistratura sta facendo le dovute verifiche. Ma le recenti notizie in merito alle accuse per le quali è stata disposta la misura cautelare nei confronti di alcuni ex esponenti della banca non possono che farci riflettere.
La Popolare di Bari ha avuto un percorso lungo e travagliato, costellato di warning da parte della stessa Banca d’Italia, che però prima ha emesso giudizi parzialmente negativi; poi, qualche anno dopo, ha permesso alla Popolare di procedere all’acquisizione della Tercas, per poi tornare a emettere giudizi negativi.
Il ruolo di Banca d’Italia in questa vicenda non è privo di criticità.
A Bari tutti sapevano che la Banca Popolare di Bari era in realtà la Banca Padronale di Bari: tre componenti della stessa famiglia fra i massimi dirigenti comportano il legittimo dubbio sui criteri che hanno ispirato negli anni le scelte di vertice.
Il detto dice: “Male non fare, paura non avere”. Di fronte alle domande dei magistrati, Marco e Gianluca Jacobini, ex presidente e vicepresidente della banca, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I loro legali hanno dichiarato che gli Jacobini hanno 41 mila motivazioni per non rispondere, tante quante le pagine del fascicolo dei PM, nell’assunto che lo devono ancora studiare.
Il MoVimento 5 Stelle ritiene invece che ci siano almeno 600.000 motivi per assumersi le proprie responsabilità, tanti quanti sono i clienti della Popolare di Bari, a cui si aggiungono altri 70.000 motivi per fornire spiegazioni, tanti quanti sono i soci dell’istituto. Tutte persone che non meritano le condizioni in cui si trovano, e che solo grazie alla rapidità di intervento di questo governo eviteranno un impatto esiziale per le loro attività.
Questa mattina è stata votata la Presidente della Commissione di inchiesta sulle Banche, la collega del MoVimento 5 Stelle Carla Ruocco, a cui vanno i miei e i nostri auguri di buon lavoro. Adesso non ci sono più scuse e alibi: la Commissione d’inchiesta può finalmente cominciare a lavorare. E nei prossimi mesi potrà andare a fondo su varie problematiche, non ultima quella della Popolare di Bari.
Con il voto di oggi si sceglie di salvaguardare il territorio, le imprese, le famiglie. Non solo una Banca.
Con il voto di oggi si sceglie di tutelare i risparmi delle persone, risparmi che devono essere guardati non semplicemente come banconote di un certo valore economico, ma come pezzi di storia che ciascun risparmiatore ha affidato fiducioso alla Banca, per poter godere di un futuro dignitoso.
Con il voto di oggi si sceglie di cambiare una volta per tutte il modo con cui questo Paese deciderà di affrontare i problemi delle banche.