Per la rubrica sull’Educazione Digitale del Blog delle Stelle, intervistiamo Riccardo Meggiato, esperto di fama internazionale nel campo delle analisi forensi su dispositivi elettronici, software e telefonia. Consulente Tecnico d’Ufficio e Consulente Tecnico della difesa (CTP e CTPO). Ospite di trasmissioni radio e TV, autore di oltre venti libri bestseller. Scrive di questi temi anche su varie riviste italiane, tra cui Wired, Corriere.it, Panorama e Idea Web
• Quali sono i principali pericoli per un utente qualsiasi che naviga sul web?
Di sicuro il pericolo principale è il phishing (tipo di truffa su Internet attraverso la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi un ente affidabile in una comunicazione digitale, di solito una email n.d.r.). Innanzitutto perché è una delle trappole più semplici da realizzare e che coinvolgono di più le meccaniche psicologiche (si deve convincere qualcuno che sta per utilizzare un servizio web legittimo). E poi perché, tramite il phishing, si possono veicolare tanti altri attacchi. Per esempio, una email di phishing può avere un allegato infetto da malware.
• In generale quali sono le principali fonti di rischio?
Non è semplice stabilire la principale, ma non si sbaglia mai quando si segue il principio “follow the money” (“segui il denaro”, per i meno anglofoni)… al contrario.
Che significa? Che più un servizio gratuito è goloso, più si ricade nel mantra “se qualcosa è gratis, il prodotto sei tu”. Chiediamoci sempre perché quella vacanza, che l’agenzia ci venderebbe a duemila euro, è ora disponibile davanti ai nostri occhi gratuitamente, perché guarda caso abbiamo vinto un concorso a cui non abbiamo nemmeno mai partecipato.
Non immaginate nemmeno quanto anche le persone più smaliziate, nella vita offline, di fronte a uno schermo diventino gazzelle in mezzo a un branco di leoni affamati.
• Scendendo più nello specifico quali pericoli si aggiungono se l’utente che naviga sul web è un minore?
Purtroppo nella mia carriera di informatico forense mi sono capitati diversi casi di pedofilia e pedopornografia, e posso confermare che sì, la Rete rappresenti un pericolo serissimo per i più giovani. Se ci pensate, la situazione non è dissimile a quella che ho tratteggiato poco fa.
Molti adulti, in Rete, diventano dei bambini e perdono ogni forma di controllo e ogni cautela, figuriamoci i minori stessi. Qui, però, lo sbaglio è degli adulti: spesso si scordano che un display cela più pericoli di una strada di periferia dopo le cinque del pomeriggio.
Ad ogni modo il primo campanello, nella mia esperienza, è la concitazione con cui viene utilizzato il dispositivo digitale. L’uso compulsivo del mezzo, la rabbia quando se ne viene privati, l’accortezza di utilizzarlo in solitudine e lontano dallo sguardo dei genitori.
• Quali accorgimenti tecnici un genitore può prendere per assicurare una navigazione sia a se stesso che ai suoi figli?
Ci sono vari accorgimenti che un genitore può impiegare per creare uno spazio sicuro di navigazione per tutta la famiglia.
- La prima cosa è posizionare il computer in una stanza comune
- Il pc deve essere sempre aggiornato e protetto da software specifici: antivirus, firewall e antispam.
- Poi bisogna impostare il parental control. Questa funzione è ormai inclusa praticamente in tutti i dispositivi, nei computer, tablet e smartphone. Il parental control è sostanzialmente un filtro che permette al genitore di bloccare o monitorare l’accesso a determinate attività e anche di impostare il tempo di utilizzo.
L’approccio migliore, a mio modesto avviso, è comunque educare il minore a un utilizzo consapevole e condiviso, coi genitori, dello strumento. Il dispositivo digitale, secondo me, dal genitore non deve essere visto né come uno strumento per togliersi di mezzo l’incombenza del controllo del proprio figlio per qualche ora, né come la fonte di ogni male. Si tratta di un mezzo con cui instaurare delle passioni comuni, come potrebbe essere la televisione o una matita e un foglio di carta.
“Coinvolgimento” è la parola chiave. E poi, scusatemi, ma smettiamola di considerare i minori dei prodigi. Non solo no, o meglio non lo sono più di quanto fossimo noi alla loro età. Se un minore fa qualcosa che noi non sappiamo fare con uno smartphone non diventa automaticamente un genio.
Semplicemente, ha imparato a fare qualcosa partendo da basi diverse dalle quali è partito il genitore a suo tempo. Un minore, oggi, non saprebbe utilizzare un registratore a cassette, ed è giusto così, ma il fatto che sappia smanettare velocemente su uno smartphone di nuova generazione non significa sia un genio. Sapete perché faccio questo discorso? Perché continuare a vedere i più giovani come dei geni crea delle barriere che poi col tempo diventano insormontabili. Spesso e volentieri consideriamo i minori dei geni perché, semplicemente, acquisiscono competenze tecnologiche mentre gli adulti non li seguono.
Se il processo di apprendimento viene seguito mano a mano, si mantiene un punto di contatto e si mantiene vivo il dialogo. E a quel punto diventerà ancora più evidente quando qualcosa non va.
• A suo parere quali passi andrebbero fatti e da chi per raggiungere l’obiettivo di assicurare a tutti una corretta educazione digitale?
Inutile pensare sempre e solo allo scuola. L’educazione digitale si impara innanzitutto a casa.
Non sono uno psicologo infantile, di fatto sono solo un tecnico che entra in gioco, ahimè, a disastro avvenuto, però, se mi permettete, è tempo e ora che gli adulti rappresentino per i minori, specie se piccoli, gli eroi che i nostri genitori rappresentavano nella nostra infanzia. E un eroe, pensatela se volete anche in chiave fantasy, è onnipresente e invincibile.
La vita moderna crea già di per sé una profonda spaccatura con le nuove generazioni, perché viene a mancare il fattore tempo, ma davvero dedichiamo il giusto tempo ai minori, o noi stessi siamo invischiati, per dire, nei social e in inutili attività digitali, cioè tempo che potremmo invece condividere coi figli, imparando assieme? Spesso vedo una moltitudine di genitori prontissimi a perdere ore e ore, nei gruppi social, a chiedere informazioni per i propri figli, ma poi evitare di consultare uno specialista, vero, per mancanza di tempo. Non è un po’ stupido questo approccio? Ecco, la verità è che l’educazione digitale non dobbiamo darla per scontata negli adulti, che al momento rappresentano ancora delle generazioni di passaggio dal mondo analogico.
Impariamo a sfruttare meglio il nostro tempo digitale, ad accorgerci di quanto ne perdiamo, e a quel punto aiutare i più giovani sarà molto più facile.