In questa fase di emergenza legata alla diffusione del nuovo coronavirus, non possiamo dimenticarci dell’enorme importanza che il comparto culturale riveste per l’economia del nostro Paese. Si tratta di un settore che rappresenta un’importante fetta dell’economia italiana, ma anche un fiore all’occhiello della nostra identità e riconoscibilità nel mondo. La grande sofferenza che tutti i settori, dall’editoria al cinema, dallo spettacolo dal vivo ai musei e alla musica, stanno sperimentando già da settimane è dunque un pericolo non soltanto per la nostra economia ma per la nostra immagine di “culla della cultura” a tutto tondo.
Primi e parziali dati disegnano i tratti di una situazione disastrosa: oltre l’80% di perdite di incassi in due settimane per il mondo del cinema (rispetto allo stesso periodo nel 2019), meno 25% in media per il mercato del libro (meno 50% in Lombardia, Veneto ed Emilia), spettacoli teatrali cancellati e intere programmazioni da rifare. E l’impatto negativo, purtroppo, è sicuramente destinato ad aumentare vista l’estensione delle misure restrittive a tutto il territorio nazionale. Secondo Federculture, il proseguire della crisi potrebbe determinare, a livello di consumi, una perdita nel medio periodo di circa 3 miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative.
Sono tante le richieste e le proposte già messe in campo dalle realtà rappresentative del settore, come quelle di Alleanza delle Cooperative, Confindustria e Federculture che prevedono di introdurre ammortizzatori sociali, rinvio dei pagamenti, voucher per visite non effettuate e indennizzi per le mostre sospese.
Come ha sottolineato anche Confindustria Cultura Italia, dobbiamo sostenere con misure specifiche la domanda di prodotti culturali per evitare che questa sospensione temporanea si tramuti, passata l’emergenza coronavirus, in una disabitudine strutturale a fruire di prodotti e servizi culturali. È in gioco la qualità della vita degli italiani, la possibilità di disporre di questi presidi di crescita civile e morale del Paese.
Analogo allarme è quello che riguarda l’editoria: senza più lettori non muore soltanto un comparto della nostra economia, ma il futuro del Paese.
In soli due giorni, poi, il mondo degli spettacoli di musica dal vivo ha visto almeno 10,5 milioni di minori entrate (stime Assomusica), con evidenti e gravissime ricadute su migliaia di professionisti del settore, costretti a fermarsi con predite economiche enormi.
Facciamo nostri tutti gli appelli che in queste ore associazioni e rappresentanze del mondo della cultura stanno rivolgendo alle istituzioni: come parlamentari, stiamo lavorando senza sosta per fare in modo che nei provvedimenti all’esame delle Camere e del Governo siano contenute misure che, nel supportare il tessuto economico del Paese, tengano nel dovuto conto le specificità del comparto culturale e dell’intero patrimonio artistico italiano. Comprendiamo le esigenze di queste realtà, riconosciamo il grande valore, non solo economico, della cosiddetta “industria culturale” e del lavoro svolto da artisti e addetti del settore. Così come tutte le altre imprese, anche quelle del cinema, del teatro, della musica, la filiera dell’editoria e dell’arte necessitano del massimo sostegno dello Stato.
La nostra missione principale, in questo momento, è fornire queste risposte insieme alle tante altre che gli italiani aspettano.