L’Italia non deve essere lasciata sola.
Appartenere all’Europa significa condividerne i principi, primo fra tutti quello della #Solidarietà non solamente sancito dai Trattati, ma anche imposto dal senso di appartenenza a una casa comune, a una famiglia che non è semplicemente un luogo, o un non-luogo, ma anche una comunità che condivide obblighi e doveri, difficoltà e gioie.
Facciamo parte di una comunità fatta di istituzioni che in modi diversi, in ruoli distinti, o complementari, o paralleli, va verso un’unica direzione: garantire il benessere, la sicurezza la tranquillità e la felicità dei quasi 500 milioni di cittadini europei che ne fanno parte.
Oggi l’Italia affronta un momento complesso, l’approccio prioritario seguito è stato quello di garantire la salute e la sicurezza dei suoi cittadini, seguendo come stella polare il principio della trasparenza, con il quale tuttora sta gestendo un’emergenza che, lo si dica chiaramente, non è italiana, ma globale. Ci rendiamo conto che i costi per aver anteposto l’agire cristallino in difesa dei cittadini a tutto il resto sono e saranno alti, ma nulla vale più che la salvaguardia del loro benessere.
L’Italia sta facendo la sua parte, in un modo che commuove e che fa da esempio, è l’Italia dei medici, degli infermieri, del personale sanitario, della Protezione Civile, delle Forze dell’Ordine, è l’Italia della politica che senza bandiere affronta scelte coraggiose, e non si tira indietro mai.
È la mia Italia.
È la tua Italia.
È la NOSTRA MERAVIGLIOSA ITALIA.
Oggi questa Italia chiede lo stesso coraggio, lo stesso impegno, la stessa determinazione all’Europa e alle sue istituzioni, TUTTE, nessuna esclusa.
Non ci sono ostacoli che non si possano superare se il fine che si persegue sono i bisogni dei cittadini. Quello che stiamo facendo è chiedere con coraggio ciò che serve per affrontare e gestire questo momento.
L’Europa può e deve non solo concedere flessibilità, ma come stabilito dal complesso delle norme europee, può sospendere il Patto di Stabilità e Crescita permettendo così al nostro paese di scorporare gli investimenti per gestire questa crisi dal vincolo del rapporto Deficit/Pil.
Ah, badate bene: lo stabiliscono i Trattati (il buon senso e la logica pure, ma vabbè…):
Article 5(1) of Regulation (EU) No 1466/1997 and Article 3(5) of Regulation (EU) No 1467/1997), which allows structural adjustment under both the Pact’s preventive and corrective arms to be paused in the event of a severe economic downturn in the euro area or the EU as a whole as long as fiscal sustainability is not at risk. [Trad. L’articolo 5(1) del Regolamento UE Numero 1466/1997 e l’articolo 3 (5) dello stesso, i quali consentono la sospensione degli aggiustamenti strutturali sia sotto il braccio preventivo, sia quello correttivo in caso di gravi crisi economiche nell’area Euro o nell’Unione Europea in generale, sempre che la sostenibilità fiscale non sia a rischio].
(…Qualora si produca un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato membro interessato che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale di detto Stato o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell’intera Unione, gli Stati membri possono essere autorizzati ad allontanarsi temporaneamente dal percorso di aggiustamento all’obiettivo di bilancio a medio termine di cui al terzo comma, a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa. …)
Questo ci permetterebbe quindi di affrontare i costi enormi per gestire questa emergenza, senza alcun tipo di penalità, lo ripeto: SENZA ALCUN TIPO DI PENALITÀ…
E poi c’è lei, la BCE:
Facciamo pure finta che ieri la signora Lagarde, non abbia parlato, sforziamoci di credere che quell’assurdo teatrino non sia andato in onda.
Il ruolo della BCE nel permetterci di affrontare l’emergenza sarebbe veramente indispensabile, ci fornirebbe l’ossigeno necessario per sostenere il nostro sistema produttivo che affronta già oggi notevoli difficoltà e che, con interventi mirati, otterrebbe un grande ristoro e sollievo. Come? Così:
– Abbassare ulteriormente i tassi di interesse (che sono già estremamente bassi, quindi questa opzione sarebbe di scarso impatto): un nuovo taglio tasso deposito a – 0,6% (dall’attuale -0,5).
– Fornire liquidità alle banche, soprattutto in ragione della loro esposizione al credito verso le PMI, attraverso uno speciale strumento di rifinanziamento sullo schema del “Tltro” (targeted longer-term refinancing operation) già adottato in passato.
– Aumentare gli acquisti di titoli di stato, il QE (Quantitative Easing), dagli attuali 20 miliardi di euro per mese, ad almeno 60 (nel 2016 gli acquisti erano di 80 miliardi al mese).
– Aumentare gli acquisti di titoli BEI per investimenti Ue.
Sul lato Vigilanza bancaria, ridurre pressione per una veloce diminuzione dei crediti deteriorati delle banche (NPL – Non Performing Loans). Con la crisi, le difficoltà delle imprese a rimborsare i crediti aumentano. Se la vigilanza forzasse nella liquidazione degli NPL, le banche dovrebbero ridurre i prestiti alle imprese (specie PMI) e sarebbero costrette a ricapitalizzarsi.
Dunque: sospensione fino a un anno dell’applicazione delle definizioni di “default” per l’individuazione dei crediti scaduti e revisione tempistica accantonamenti automatici a fronte dei crediti deteriorati;
– Infine, una ulteriore misura, mai tentata, sarebbe quella detta “helicopter money”, ovvero inviare assegni direttamente a famiglie e imprese.
Questa crisi insegna che serve flessibilità anche per regole BCE, una deroga o revisione dell’articolo 123 del TFUE, per permettere alla BCE di acquistare in modo diretto e asimmetrico titoli di debito in caso di calamità (escludendo quindi il fattore del capital Key che ha caratterizzato gli acquisti del QE BCE). In questo modo si potrà avere la potenza monetaria per gestire le crisi dovute a fenomeni non prevedibili di carattere naturale che possono improvvisamente colpire su larga scala uno o più paesi dell’Eurozona.
Un’ultima osservazione, noi oggi stiamo gettando le basi per poter parlare di un’Europa completamente diversa, perché quella della austerità, lo abbiamo visto, ha FALLITO completamente. C’è una cosa che ci sta insegnando il CORONAVIRUS: biologicamente siamo tutti uguali…quello che oggi noi chiediamo, quello che oggi serve al nostro paese, domani, fra due giorni servirà a tutta l’Europa…
L’Italia sta solo indicando per prima quale è l’unica direzione giusta.
C’è una volontà che esula da tutto, è mossa dall’amore per le persone!