Grazie al Presidente Conte che, in occasione del Consiglio Europeo, ha difeso il nostro Paese con fermezza e ribadito la posizione dell’Italia: no a strumenti di salvataggio che appartengono al passato, sì a una Europa finalmente solidale e a soluzioni condivise che rispondano all’eccezionalità della situazione.
Ancora in questo momento la ricetta che alcuni in Europa vorrebbero adottare continua ad essere sempre la stessa: quella dell’austerità. In un modo o nell’altro questi Paesi vorrebbero mantenere una posizione di controllo, non accettano che i tempi della Troika sono finiti sotto i colpi di una pandemia che ha completamente stravolto paramentri, bisogni e risposte. L’Europa che aveva messo la palla al piede alla Grecia oggi è impensabile: indietro non si torna.
L’Italia ha bisogno immediato di risorse da investire nell’economia reale, a beneficio di famiglie, lavoratori, autonomi e piccole e medie imprese che rischiano di fallire se non arriverà una risposta europea forte e rapida.
Avevamo detto che il decreto Cura Italia era solo il primo passo e così deve essere. Le nostre imprese devono ricevere decine di miliardi di liquidità e di indennizzi per superare l’emergenza, così come un ristoro di una parte delle imposte che abbiamo sospeso. Servono investimenti pubblici e una ulteriore estensione della cassa integrazione. Serve un reddito straordinario per i lavoratori autonomi e i professionisti. Non c’è tempo da perdere, perché in una situazione come questa intervenire tempestivamente fa tutta la differenza del mondo. Non possiamo aspettare che qualche Paese rimasto indietro alle idee economiche di dieci anni fa continui a spingere sulle solite fallimentari politiche di austerità.
Tutti sanno che questa crisi non dipende da comportamenti scorretti degli Stati, ma da una pandemia globale. È quindi il momento di soluzioni coraggiose, comuni. Cosa deve succedere ancora perché ci si renda conto che serve condivisione dei rischi a livello europeo? Il MoVimento 5 Stelle ha proposto già da tempo l’emissione di bond europei per reagire alla crisi. Non si tratta certo di far pagare ai contribuenti di altri paesi le spese italiane, che peraltro sono sostenibilissime.
Da anni infatti l’Italia rispetta i vincoli europei e nel 2019 ha raggiunto l’1,6% di deficit in rapporto al Pil, addirittura meno di quanto previsto (2,2%). Il nostro Paese ha dimostrato di saper rispettare le regole che ci si è dati insieme, pur con tutte le criticità che queste regole e vincoli presentano (la regola del 3% è del tutto arbitraria e non ha alcuna valenza scientifica), quindi di essere membro leale della comunità europea, e di questo ci deve essere dato atto.
Strumenti vecchi e, per noi dannosi, come il Mes, vanno archiviati, in quanto inadeguati al tipo di minaccia che stiamo affrontando.
Serve una svolta. Siamo un grande Paese e chiediamo con nettezza che l’Unione Europea trovi il coraggio di liberarsi delle zavorre del passato e faccia un salto in avanti. Ne va non solo dell’Italia, ma del futuro stesso dell’Unione.