Ecobonus al 100%, ampliamento degli incentivi 4.0, nuova rottamazione auto, «reshoring» delle imprese, uno sconto diretto alle imprese danneggiate mediante anticipi di liquidità, repowering degli impianti rinnovabili già esistenti e una legge speciale per cantierizzare immediatamente gli investimenti, sul modello Genova. Oggi sul Il Sole 24 ORE parlo di tutte le iniziative in cantiere per le imprese al Ministero dello Sviluppo Economico.
di seguito l’intervista di Carmine Fotina:
Si stima per il Pil una caduta nell’anno tra l’1 e il 3%. Basteranno i 3,6 miliardi preventivati dal ministero dell’Economia?
Sulla carta potrebbe non esserci mai una cifra sufficiente, dire con certezza servono 3-5-10-30 miliardi in questo momento è difficile. Già i dati macroeconomici di un mese fa evidenziavano la necessità di intervenire a sostegno dell’economia reale, ora con gli effetti del coronavirus si impone uno sforzo ben maggiore e tutte le risorse che stanzieremo in modo diretto o negoziando con la Commissione vanno messe su questa emergenza.
Quali misure studia lo Sviluppo economico?
Innanzitutto dobbiamo evitare sovrapposizioni, potenziando ove necessario le misure che già esistono. Penso ad esempio a Transizione 4.0, il piano che ha aggiornato Impresa 4.0. Valutiamo se aumentare le soglie di investimenti incentivabili con il credito di imposta o le percentuali di beneficio fiscale. Inoltre questa crisi può essere l’occasione per stanziare definitivamente le risorse per rendere gli incentivi triennali, dopo che la manovra aveva stabilito un primo impegno su questo punto.
Quanto costerebbe potenziare Transizione 4.0?
Non faccio cifre perché stiamo facendo una valutazione anche del tiraggio delle misure: siamo in emergenza, dobbiamo fare le cose in fretta ma farle anche bene. Poi è necessario anche fare altre cose come rifinanziare i contratti di sviluppo, gli accordi per l’innovazione, gli Ipcei (i grandi progetti di interesse europeo). Abbiamo in cantiere diverse misure al Mise, poi certo bisognerà fare una scala di priorità anche con gli altri ministeri.
Già nelle settimane scorse aveva parlato dell’importanza dell’edilizia. Che interventi prepara su questo fronte?
È fondamentale il potenziamento dell’ecobonus, una misura che con la detrazione al 65% ha incrementato enormemente gli investimenti nell’edilizia che è uno dei nostri pilastri produttivi. Un settore fortemente in crisi da tanti anni che, da un lato, si può rivitalizzare semplificando le opere pubbliche, dall’altro si può spingere portando anche al 100% la detrazione per l’efficienza energetica e accompagnandola con lo sconto in fattura. Forse proprio questa è la misura di shock economico più importante che possiamo mettere in campo. Nel contempo, dovremmo calibrare con attenzione dei meccanismi di salvaguardia per le piccole imprese per garantire che lo sconto in fattura non incida sulla loro liquidità.
Ci sono altri settori in cima alle priorità?
L’automotive è al centro di una transizione complessa che va supportata. Bisogna pensare a degli strumenti di rottamazione anche per l’acquisto di auto non elettriche. Dobbiamo partire da un dato: abbiamo un parco auto fatto per il 62% di auto da Euro 4 in giù, macchine che hanno almeno 10 anni. E il 32% sono Euro 3. Abbiamo bisogno di una nuova rottamazione per migliorare i livelli di emissioni e per dare un po’ di ossigeno al settore. E lo stesso discorso vale per le moto e il comparto delle due ruote. Dopodiché, per quanto riguarda l’auto elettrica, dobbiamo incentivare la realizzazione delle infrastrutture elettriche e le colonnine di ricarica, con una sburocratizzazione profonda.
In tema di energia?
Allo stesso modo, se parliamo di energia rinnovabile, serve una forte semplificazione per il repowering degli impianti eolici, un comparto da migliaia di posti di lavoro. Se ho già un parco eolico autorizzato e faccio il repowering non posso aspettare anni per avere l’autorizzazione di impatto ambientale.
Resta in campo anche il progetto per il rientro delle aziende che hanno delocalizzato all’estero?
Assolutamente. Un’idea che ha varie declinazioni. Con il «back reshoring» dobbiamo rivolgerci alle aziende che decidono di tornare in Italia, incentivandole ma mettendo dei paletti sul mantenimento dell’investimento. Ma dobbiamo guardare anche a chi vuole investire qui e non l’aveva mai fatto e a chi oggi è ancora in Italia ma prospetta di andare via. Le armi possono essere da un lato il potenziamento di Transizione 4.0, dall’altro la riduzione Ires e il taglio del costo del lavoro agendo sugli oneri previdenziali, e qui ci serve una mano dal ministero dell’Economia. So che c’è un tema di aiuti di Stato ma la situazione ci impone d’intervenire in modo scioccante, pensando anche «out of the box», cioè rompendo un po’ gli schemi. Del resto anche a livello europeo sta crescendo la consapevolezza di rivedere le regole su questo fronte e sulle politiche della concorrenza. Ho ricevuto segnali importanti sia nell’incontro a Bruxelles di dieci giorni fa sia con il bilaterale con il ministro francese Le Maire.
Si va avanti anche con l’idea del credito di imposta per le aziende? Per quali settori?
Sicuramente turismo, trasporti e logistica e grande distribuzione organizzata sono quelli più colpiti. Anche se è presto per fare cifre sulla ripartizione dei fondi per comparti. Quanto allo strumento di indennizzo per le aziende, stiamo collaborando con il Mef. Ci sono danni diretti ed indiretti. Il meccanismo del credito di imposta ti consente di risarcire ma spalmando su più anni il beneficio. E io credo non sia sufficiente, dovremmo pensare a un sistema per cui chi ha il credito lo possa esigere immediatamente.
Ma si riferisce a un meccanismo di anticipi bancari?
Sappiamo bene che il tema è delicato. Diciamo che c’è bisogno di una formula in base alla quale chi ha il credito, derivante da un danno, possa trasferirlo magari su macrosoggetti che non hanno bisogno di quella liquidità immediata.
In tema di semplificazione invece?
Penso sia utile velocizzare sulla Legge speciale a cui stiamo lavorando come MoVimento, per cantierizzare immediatamente tutti gli investimenti. Dobbiamo procedere velocemente e in modo semplificato, sul modello Genova.
Gli interventi che ci ha prospettato potrebbero entrare in un nuovo decreto?
Stiamo valutando. C’è l’ipotesi di uno anche due nuovi decreti legge per l’economia. Ma a mio parere il modo più rapido potrebbe essere intervenire direttamente in Parlamento in sede di conversione parlamentare del decreto appena approvato.