L’avevamo detto nei giorni scorsi: per proteggere la salute dei cittadini e per combattere questa guerra contro il Coronavirus siamo pronti anche ad avvalerci delle strutture in uso alla sanità privata, se necessario. Con il decreto legge #CuraItalia tutto questo diviene possibile.
In virtù delle nuove misure appena varate, il servizio sanitario nazionale potrà trasferire in ambito pubblico risorse umane e materiali privati fino al termine dello stato di emergenza, per un costo di 340 milioni di euro. Le strutture private dovranno mettere a disposizione il proprio personale in servizio, i locali, gli strumenti e le apparecchiature in dotazione per le attività sanitarie connesse all’emergenza. La Protezione Civile potrà disporre la requisizione di presidi sanitari (ospedali, poliambulatori e altro) e medico chirurgici, nonché di beni mobili, sia da soggetti pubblici che privati. Lo stesso vale per i Prefetti, che potranno procedere alla requisizione di alberghi o altri analoghi immobili per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria.
Prevedere l’eventualità di requisire le strutture private del territorio nazionale per salvaguardare il bene pubblico più importante, la salute di tutti i cittadini, è un atto forte imposto dall’eccezionalità del momento che stiamo vivendo. Un atto forte, ma pur sempre dovuto, necessario ad un Paese che si ritrova in guerra contro un nemico invisibile e che per sconfiggerlo deve mettere in campo ogni misura possibile.
Ovviamente i privati non lavoreranno né collaboreranno a titolo gratuito. A tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che da settimane prestano servizio in prima linea per salvare vite umane, e a tutti coloro che contribuiranno ancora per far fronte all’emergenza, saranno riconosciuti incentivi e adeguate risorse per il lavoro straordinario effettuato. E nel caso delle requisizioni di strutture private, per i proprietari sono previsti indennizzi pari al prezzo di mercato.
L’abbiamo sempre detto e continueremo a ribadirlo: per affrontare al meglio questa emergenza è necessario che tutti facciano la propria parte. La fanno le istituzioni, lavorando a testa bassa senza sosta per reperire e distribuire le risorse sanitarie necessarie, per aiutare famiglie, imprese e lavoratori in difficoltà, per garantire la continuità dei servizi essenziali e tanto, tantissimo altro. La fanno i cittadini, restando a casa con impegno, sacrificio e senso di responsabilità. La sta facendo la sanità pubblica, prestando soccorso ai malati grazie all’immenso lavoro di donne e uomini che non si risparmiano, si alternano in turni massacranti e sono soggetti ad un’inimmaginabile pressione. E anche la sanità privata deve fare appieno la sua parte, come accade già in talune circostanze.
In questa emergenza ci siamo dentro tutti. Dobbiamo lavorare fianco a fianco e condividere tutte le risorse disponibili, per poterne uscire il prima possibile.
Uniti lottiamo e uniti vinciamo.