50 anni fa, nel 1970, la prima Giornata Mondiale della Terra. La visione ecologica del pianeta e della sua tutela ha fatto molti passi in avanti in questi anni. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Capasso presidente di “Let’s do it! Italy”, associazione che opera su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo principale di ripulire il mondo dai rifiuti.
Rispetto a 50 anni fa la visione è mutata considerevolmente, è vero. Abbiamo fatto notevoli passi avanti nel campo della tutela ambientale. Ora la nostra attenzione deve focalizzarsi su un nuovo modello di sviluppo.
In termini di paragone, nel 1970 la raccolta differenziata non esisteva e il problema dell’inquinamento era ancora allo stato embrionale. Oggi invece parliamo di educazione ambientale nelle scuole, di sistemi di raccolta differenziata e di riduzione dei rifiuti. Negli ultimi anni è cresciuta molto anche l’attenzione da parte dei giovanissimi e soprattutto oggi si parla molto nelle nostre case di climate change o plastic free.
In molte aree del pianeta, come per la Cina, nel periodo di lockdown è stato riscontrato una forte diminuzione dell’inquinamento atmosferico e della qualità dell’aria.
Il lockdown ha portato alla luce, è sotto gli occhi di ciascuno di noi, le cause dell’inquinamento. La chiusura delle aziende, la riduzione dei trasporti, pubblici e privati, e l’utilizzo di sistemi che diminuissero gli spostamenti lavorativi, come lo smart working, hanno portato la nostra terra a respirare e le acque dei nostri mari a risplendere. Questo può significare solo una cosa che il modello di sviluppo economico e produttivo ha bisogno di una trasformazione radicale che tenga conto dell’impatto ambientale.
Il lockdown non ha fermato solo l’inquinamento ma anche le centinaia di iniziative in programma oggi.
Per celebrare il 50esimo anniversario dell’Earth Day, grazie al coordinamento con Earth Day Network e Earth Day Italia, erano previste azioni di cleanup e momenti di sensibilizzazione ambientale su tutto il territorio nazionale.
Sarebbero dovute partire una serie di iniziative che avrebbero dato il via ad un semestre di azioni e condotto al World Cleanup Day 2020 del 19 settembre.
Il World Cleanup Day dello scorso anno registrò numeri importanti.
L’edizione del 2019 in tutto il mondo ha visto la partecipazione di quasi 21 milioni di persone in 180 paesi. L’Italia ha dato un grande contributo, basti pensare che hanno preso parte alle azioni di pulizia circa 330 mila persone con più 1400 aree pulite. In Italia sono stati raccolti in una sola giornata 50.750 i sacchi di rifiuti, di cui plastica per il 67%, vetro 3%, indifferenziato 27%, cicche di sigarette 2%, carta 1%. La nostra vera sfida sarà il raggiungimento del 5% della popolazione coinvolta per la pulizia.
Siamo tutti a casa. Come possiamo contribuire a questa edizione dell’Earth Day?
Anche stando a casa o in ufficio possiamo dare un contributo. Abbiamo infatti analizzato che la Carbon Footprint di Internet e dei sistemi che la supportano rappresentano circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra, che è simile alla quantità prodotta a livello globale dall’industria aerea. Basti pensare che sono circa 62 trilioni le emails di spam che vengono inviate ogni anno e che richiedendo l’utilizzo di 33 miliardi di unità elettriche producendo 20 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. L’80% di questa elettricità è consumata per la lettura e l’eliminazione dello spam.
Per questo abbiamo lanciato la campagna #DigitalCleanup in occasione della Giornata della terra. Pensate se ogni persona in Italia cancellasse 50 email, questo semplice gesto equivarrebbe a spegnere 1,6 miliardi di lampadine a basso consumo per un’ora circa.
Tra le associazioni ambientaliste come la vostra state pensando ad una roadmap una volta usciti da questa emergenza? Come vi state organizzando?
Nelle scorse settimane abbiamo fatto diversi meeting online con altre associazioni ambientaliste, e non solo, per definire insieme un percorso da intraprendere quando si uscirà da questa crisi sanitaria. Al momento ci sono molte idee sul tavolo ma bisognerà capire bene le tempistiche di uscita da questa crisi.
La cosa certa è che ad oggi abbiamo una grande opportunità che speriamo non venga sprecata. Abbiamo l’occasione di progettare un nuovo modello di sviluppo economico e produttivo e crediamo che bisognerà farlo con una visione che prenda in considerazione in maniera sostanziale la tutela della salute e dell’ambiente.