Nonostante il difficile momento che sta vivendo il nostro Paese e l’intero continente, e le polemiche roventi del dibattito di questi giorni, dall’Europa giunge anche qualche piccola notizia innovativa.
La settimana scorsa, proprio a causa della pandemia, il Parlamento Europeo ha effettuato il primo voto telematico, garantendo con questa nuova procedura a tutti i parlamentari il diritto di partecipare ai lavori e quindi la continuità dell’istituzione.
Grazie a una riunione in videoconferenza dell’ufficio di Presidenza, del quale faccio parte dal 2017, è stato possibile modificare il Regolamento interno e introdurre un sistema che per ora è basato sulla compilazione e l’invio via posta elettronica con avviso di ricezione di schede di voto firmate dal singolo deputato, equivalenti quindi a voti per appello nominale, ma che in futuro potrebbe evolvere verso soluzioni ancora più smart, magari avvalendosi anche del riconoscimento dell’impronta digitale o della retina per garantire la personalità del voto stesso degli eurodeputati.
E non è l’unica innovazione: stiamo anche tenendo regolarmente in videoconferenza riunioni delle commissioni, uffici di presidenza, riunioni dei capigruppo… insomma, in una circostanza così tristemente emergenziale, la tecnologia ha dimostrato quindi, una volta di più, di poter essere saldamente ed efficientemente al servizio della democrazia.
Questa terribile pandemia ha mostrato a tutti noi che le nostre abitudini, soprattutto quelle più dannose per noi e per l’ambiente, possono e devono davvero cambiare in presenza di una necessità urgente e imprescindibile: basta volerlo.
Diverse professioni possono essere svolte in smart working, da casa, limitando così traffico e inquinamento; si può mettere in campo la didattica a distanza, specialmente in casi particolari (pensiamo ad esempio a catastrofi naturali ma anche a una lunga emergenza meteo); si può ricevere una ricetta medica via sms dal medico di base, senza affollare gli ambulatori e lasciando così spazio ai più bisognosi.
E sì, se si può fare tutto questo allora anche la politica può fare un passo avanti. Si può, quando c’è urgenza e necessità, svolgere la propria attività di parlamentare, che comprende discussione, dibattito, proposta, critica e, naturalmente, anche il voto, da remoto, quindi grazie alla rete continuare a garantire un lavoro e un impegno costante nell’interesse dei cittadini. Il Parlamento Europeo si è fatto trovare pronto, aprendo una via anche per i Parlamenti nazionali: ora sarà importante vederla messa in pratica anche a casa nostra.
Capite, adesso, l’importanza della digitalizzazione nelle democrazie moderne?
Gianroberto Casaleggio lo ha sempre sostenuto, e qualcuno lo ha vergognosamente etichettato come “folle” per questo. Al momento del voto, anche se si tratta solo del momento conclusivo di un’attività ben più ampia e complessa, non vi nego, ho pensato proprio a lui: perché il tempo è galantuomo e, oggi più che mai, gli sta dando ragione.
Purtroppo l’esperienza europea si è finora limitata al solo voto, che è semplicemente il momento finale di tutta l’attività del Parlamento europeo, composta da discussioni, atti di indirizzo politico, emendamenti, negoziazioni, accordi di compromesso e, ovviamente, critiche. Non basta un semplice voto a distanza per parlare di rivoluzione digitale nelle istituzioni, sia chiaro, ma quello che abbiamo compiuto è già un grande passo avanti: la strada è quella giusta e noi non mancheremo di percorrerla.
Continueremo a lavorare alacremente e, avvalendoci anche dei nuovi strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, concentreremo ancora di più i nostri sforzi nel combattere gli odiosi egoismi e le mancanze di solidarietà che ancora vorrebbero arrogarsi il diritto di governare questa Europa.