Le nuove tecnologie hanno già dato prova in altri Paesi di poter rappresentare un utile per monitorare e contenere il contagio da coronavirus. Anche per questo, al fine di accelerare e ottimizzare i tempi di intervento e le operazioni di contrasto dell’epidemia, la ministra dell’Innovazione Paola Pisano ha indetto un’importante call che coinvolge le migliori realtà tecnologiche del Paese. L’obiettivo è quello di individuare, in breve tempo, soluzioni digitali e strumenti avanzati per il monitoraggio dei pazienti, l’analisi dei dati e la telemedicina.
Ma per superare l’emergenza è indispensabile unire le forze ed è necessario l’apporto di tutti. Non a caso, da ogni parte del Paese arrivano, giorno dopo giorno, nuove testimonianze dell’impegno e della creatività di tanti professionisti che mettono a disposizione le loro competenze per realizzare strumenti utili al contrasto dell’epidemia.
L’esempio più eclatante è quello delle valvole per respiratori stampate in 3D.
La vicenda, che ormai ha fatto il giro del mondo, è iniziata circa due settimane fa, quando si è diffusa la notizia che in un ospedale di Brescia stavano terminando le valvole per uno strumento di rianimazione e l’ingegner Cristian Fracassi, ceo dell’azienda Isinnova, ha ricreato velocemente con il suo team il pezzo con una stampante 3D. Grazie a questo prezioso intervento questi dispositivi sono tuttora utilizzati per accompagnare nella respirazione i pazienti affetti da covid-19. Una soluzione che può essere replicata in altre parti d’Italia e aiutare così medici e pazienti nella loro corsa contro il tempo e gli effetti del virus.
A partire da questa intuizione è stato anche possibile riadattare delle maschere da snorkeling di quelle che coprono l’intero volto, trasformandole in respiratori. Una trovata geniale che ha consentito con un piccolo pezzo realizzato sempre grazie alla stampa 3D di sopperire alla carenza di presidi respiratori ordinari.
Pronto il prototipo, è partita la sperimentazione in due ospedali bresciani con ingegneri, medici e tecnici, impegnati a verificare che effettivamente quei respiratori funzionassero. Superato il test, il team di Isinnova ha messo a disposizione le impostazioni di stampa per produrre le valvole da applicare alle maschere da sub, in modo che tutto i maker italiani possano utilizzare quelle informazioni per stampare altrettanti respiratori e offrirli in dotazione agli ospedali dei loro territori.
Il FabLab Brescia, il laboratorio che mette insieme tanti artigiani digitali della provincia lombarda, ha coordinato una vera e propria community che è riuscita a superare il traguardo delle 500 valvole realizzate e già distribuite negli ospedali di Brescia e del Nord Italia. È la Protezione civile che si è occupata di smistarle a seconda delle richieste giunte dai presidi ospedalieri. Lo stesso sta avvenendo in decine di laboratori da Nord a Sud.
Per incentivare l’utilizzo di questi dispositivi, l’azienda di abbigliamento e attrezzature sportive che li commercializza, Decathlon, ha deciso di donare 10mila maschere da snorkeling alle regioni italiane. Anche aziende famose impegnate in altri settori produttivi stanno dando il loro contributo alla battaglia contro il coronavirus. La Beretta Armi, ad esempio, ha convertito il business delle armi, fermo prima del decreto, riaprendo il suo dipartimento di prototipazione per produrre valvole per i respiratori di emergenza grazie alla stampa 3D. In questo modo, l’azienda di Gardone Valtrompia (Brescia), sta aiutando l’ospedale che dista a pochi chilometri. E questa non è l’unica realtà che si è attivata per realizzare le valvole mancanti. Ad oggi almeno altre 15 aziende le stanno producendo in tutta Italia.
Il mondo dell’innovazione e quello dell’impresa danno dunque vita a una mobilitazione davvero importante, in grado di mettere medici e personale sanitario in condizione di salvare altre vite umane e di non rendere vano l’estenuante lavoro che li vede protagonisti in tutti il Paese.