Fino ad una ventina di anni fa il sangue del mondo erano le fonti fossili ed il controllo, diretto ed indiretto, delle aree di produzione era fondamentale. Le vie di transito erano presidiate e nei punti strategici il controllo era fatto dagli Stati o da loro aggregazioni. Ancora oggi le dispute per il controllo e la localizzazione di oleodotti, gasdotti e delle vie di transito alimentano conflitti e i punti strategici di trasporto via mare, come lo stretto di Malacca, sono presidiati. Le infrastrutture di trasporto sono di tipo “pesante” e la ridondanza è molto limitata. La velocità di trasporto è limitata dalla dimensione dei tubi o da quella delle navi.
La critica di Illich oggi non si baserebbe più sul trasporto fisico ma sul trasporto e la gestione dei dati. Il trasporto dei Gigabit sta rimpiazzando quella dei Gigawatt come elemento strategico e l’infrastruttura di trasporto è di tipo “leggero” e ridondante. I dati viaggiano alla velocità della luce. Il World Wide Web è nato nel 1991 lo stesso anno della fine della guerra fredda.
La GIG Economy, quella on-demand e per alcuni versi la sharing economy, hanno prodotto un nuovo livello di schiavitù su base volontaria.
Un esempio: i proprietari di una casa usano piattaforme informatiche per incrementare il reddito (B&B) ma pagando una “tassa” salata ad una multinazionale di servizi magari con sede fiscale in un “Paese a fiscalità agevolata”. Persino il linguaggio è piegato a quel politicamente corretto che tanto serve a nascondere la verità. In fin dei conti è questo che hanno sempre fatto le classi dominanti: modificare il piano di azione e quindi le parole, i termini, per lasciare il popolo nel suo limbo di ignoranza e poter quindi muoversi con più libertà d’azione.
Un altro esempio: la disponibilità di connessione informatica ha prodotto grandi piattaforme in cui si incontrano domanda ed offerta di lavoro (da parte di lavoratori autonomi) ma se la domanda viene da paesi ad alto reddito pro capite l’offerta può venire da paesi poveri e questo genera una fortissima sperequazione tra i due livelli con grandi sacche di popolazione dei paesi ricchi che si trovano a competere con salari bassi. Il risultato non è altro che un aumento del disagio sociale. La rete permette anche alle nuove “sette sorelle” (le big 5 statunitensi e le big 2 cinesi) di dominare il mercato globale sia come potenze finanziarie (la capitalizzazione di quattro di esse supera il trillion US$) che come strumenti pervasivi sugli utenti di internet senza oltretutto contribuire al benessere collettivo avendo sede in “Paesi a fiscalità agevolata”. Sembra che non sia cambiato molto dall’epoca di Rockfeller e della Standard Oil ma a ben vedere è cambiato molto sia in termini di produttività (meno dipendenti maggior guadagno) sia di divario tra introito da parte dei CEO e quello medio dei lavoratori.
La regola morale di Adriano Olivetti “nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minino” è completamente saltata. Oggi negli USA il rapporto tra amministratore delegato e stipendio medio ha raggiunto il livello di 312 mentre in Italia il livello si attesta su 54. A ciò si aggiunge il velocissimo incremento di capitalizzazione di queste aziende di servizi (sono, per la maggior parte, scollegate dalla produzione di beni) che sono molto più globalizzate di quanto lo fossero le major del petrolio. Il risultato è stato la nascita di una nuova oligarchia completamente scollegata dai Governi essendo il loro valore sostanzialmente scollegato dai luoghi fisici di produzione del valore. Un obiettivo ottenuto smaterializzando il ”bene” che determina valore. I dati, la loro gestione, il loro stoccaggio, la loro movimentazione sono il nuovo “sistema dominante”.
Il neoliberismo degli ultimi 40 anni ha trovato nelle società hi-tech basate sulla rete una nuova “classe dominante”. Spesso si ode i dirigenti di queste aziende parlare di uguaglianza, orizzontalismo, opportunità ma è solo propaganda. Il finto libertarismo propagandato da esse si traduce in un dominio al quale gli Stati non hanno saputo né voluto porre un limite. Non hanno voluto in quanto, in un certo senso, è la prosecuzione della ”dottrina Carter” in quel mondo post industriale dove al sangue del sistema (le fonti fossili) si è sostituito il neurotramettitore del sistema (il bit). Non hanno potuto in quanto il bit non ha un luogo fisico ma virtuale. Gli stessi datacenter, dove vengono stoccati i dati, sono ridondati in molte parti del globo liberando il bit da uno specifico territorio fisico. Perdipiù la posa di cavi sottomarini transoceanici da parte delle stesse società ne assicura lo svincolo dalle vecchie compagnie telefoniche, partecipate dagli Stati, che avevano ancora il controllo dell’infrastruttura di trasporto. L’unica azione concreta che gli Stati hanno messo in campo per avere un ruolo nella democrazia del web riguarda i sistemi di supercalcolo installati presso agenzie, centri di ricerca, società controllate. La Cina domina il numero di installazioni con il 46% del totale globale contro il 23% degli USA. Viceversa come potenza di calcolo gli USA hanno il 37% mentre la Cina il 32%.
L’Italia gioca la sua partita in questo campo avendo sia il più grande sistema al mondo non di proprietà di agenzie governative sia con l’assegnazione di uno dei tre sistemi pre-exascale che verranno costruiti in UE.
Un altro tipo di azione messo in campo da gruppi di volontari verte sul calcolo distribuito. Tanti PC collaborano insieme per fare grandi analisi complesse. Il progetto più famoso fu quello lanciato dall’università di Berkley 20 anni fa e noto come SETI@home. Un grande esempio di azione collettiva aggregata verso un obiettivo comune. In questo sistema collaborativo la potenza di calcolo complessiva oggi supera quella dei più potenti supercomputer. Il 13 aprile il sistema distribuito Folding@home ha raggiunto la potenza di 2,4 Exaflops, 12 volte maggiore del più potente supercalcolatore esistente oggi. Il sistema oggi sta lavorando sulle proteine per il contrasto alla diffusione del Covid19. Mai come in questo caso “l’unione fa la forza”.
La rete internet permette già oggi di essere cittadini digitali in uno Stato diverso da quello di residenza al fine di poter aprire una società che verrà tassata in quello Stato. Ciò contribuisce ad aumentare la mobilità del capitale che si svincola definitivamente dalla geografia fisica.