Il nostro paese sta vivendo giornate che mai avrebbe pensato di vivere. Il Covid-19 è entrato nelle nostre vite stravolgendo abitudini, costumi e routine quotidiane. Soprattutto, ha costretto larga parte degli italiani a fermarsi. Così, da un giorno all’altro, milioni di nostri concittadini si sono trovati nell’impossibilità di fare ciò più di ogni cosa dà loro dignità, oltreché sostentamento: il proprio lavoro.
Dall’industria al commercio, passando per agricoltura, artigianato, edilizia, logistica, turismo, sport e tantissimi altri settori dell’Italia produttiva, si è fermato praticamente tutto. E a parte quei lavoratori impegnati nel garantirci cure sanitarie, cibo, farmaci e altri servizi essenziali, milioni di italiani sono a casa con le loro famiglie. Con la preoccupazione di un’emergenza che non si sa con certezza quando ci consentirà di tornare gradualmente alla normalità. E, in molti casi, senza le risorse per affrontare la quotidianità.
Il governo si è mosso con tempestività su tanti fronti: ha stanziato subito miliardi per la cassa integrazione dei lavoratori dipendenti, ha previsto indennità per quei lavoratori autonomi costretti a uno stop forzati, ha sbloccato subito fondi per i comuni per consentire aiuti immediati alle famiglie che fanno fatica a fare la spesa per sopravvivere.
Però, proprio per quella parte della popolazione con maggiori difficoltà economiche, serve quello che il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha chiamato un “ulteriore salvagente”. Un reddito di emergenza, appunto, per dare modo a tutti quei cittadini che non rientrano nei sussidi e nei sostegni già individuati di mettere insieme il pranzo con la cena. 3 Miliardi di euro per una platea di circa 3 milioni di cittadini che si trovano in difficoltà.
Questa fase così delicata sta esasperando le tante fragilità croniche del mondo del lavoro del nostro paese.
Anche prima della crisi, non tutti i lavoratori avevano accesso ad ammortizzatori sociali degni di tali nome. Alcuni, purtroppo, neanche a un regolare contratto di lavoro.
Per tale motivo non possiamo girarci dall’altra parte e far finta di nulla. Il MoVimento 5 Stelle, da quando è entrato nella vita politica italiana, non lo ha mai fatto. E si è sempre messo dalla parte dei più deboli, facendo del Reddito di Cittadinanza uno dei suoi obiettivi più grandi, che proprio oggi consente a 2,5 milioni di persone di non vivere in condizioni di povertà assoluta. Quando saremo fuori dall’incubo del virus, infatti, lo potenzieremo.
Adesso però bisogna pensare all’oggi. Il Coronavirus in queste settimane ha scalfito nelle nostre menti un insegnamento, divenuto ormai una consapevolezza: nessuno, di fronte a una tragedia simile, può salvarsi da solo. Non possiamo permetterci il lusso di lasciare indietro nessun cittadino. Sarebbe un errore imperdonabile.
Il reddito di emergenza deve diventare quel “paraurti” che ci consenta, tutti insieme, di evitare di andare a sbattere. Il puntello decisivo, per permetterci di ripartire piano piano quando il virus avrà nettamente rallentato.
Siamo certi che tutti, dalle altre forze politiche ai cittadini, ci seguiranno in questo delicatissimo passaggio.
Il reddito di emergenza guarda all’oggi, per permetterci di affrontare tutti con dignità il domani.