«L’e-governance migliora la partecipazione dei cittadini e la qualità della vita». È il concetto che sta alla base della politica dell’Estonia, una di quelle Repubbliche baltiche che hanno ricostruito la loro indipendenza dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Oggi l’Estonia è un Paese moderno dove lo sforzo per servizi pubblici pienamente integrati è diventato anche il metodo più efficace verso una società digitale sicura. In particolare, nell’affrontare la crisi legata alla pandemia da Covid-19, l’Estonia ha messo a frutto la sua esperienza e il suo vantaggio tecnico e temporale in diversi settori: nell’educazione, con svariate piattaforme per la didattica a distanza; nel sistema sanitario, con molte soluzioni a supporto del personale degli ospedali e dei pazienti; nel controllo e nel tracciamento dei cittadini per limitare al massimo il rischio di contagio.
Celia Kuningas-Saagpakk, ambasciatrice dell’Estonia in Italia, ci ha spiegato come il suo Paese ha costruito la sua risposta all’emergenza facendo perno sull’innovazione a supporto dei cittadini.
• Il governo estone ha messo in campo una serie di soluzioni per affrontare la crisi. Molti di questi strumenti, però, non sono di recente implementazione e suggeriscono un processo iniziato già tempo fa. Quando l’Estonia ha compreso l’importanza di investire nella governance elettronica?
L’Estonia ha realizzato molto presto, appena dopo l’indipendenza, che doveva investire in soluzioni digitali. Principalmente è stato fatto per motivi economici, per avere delle soluzioni che ci consentissero di risparmiare sull’amministrazione pubblica. In secondo luogo, non avevamo un’eredità in questo ambito, dovevamo cambiare l’amministrazione di stile sovietico e crearne una nostra. Per questo, da oltre 20 anni, viviamo in una società in cui ognuno può comunicare con le istituzioni pubbliche, 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. Devo dire che è stato molto vantaggioso e ora, durante la crisi, osserviamo che non abbiamo davvero bisogno di modificare nulla per rimanere operativi. Possiamo solo aggiungere soluzioni, come abbiamo fatto nella prima fase dell’emergenza, prevedendo, ad esempio, la possibilità per ognuno di chiedere un congedo per malattia direttamente online.
• Pensa che l’Italia possa far proprio qualche elemento dell’esperienza estone?
Sono convinta che tutti possiamo imparare gli uni dagli altri. È una scelta saggia farlo. Chiaramente il nostro sistema è molto buono ma, senza dubbio, avremmo potuto fare qualcosa diversamente. Il nostro problema è stato non avere un modello dal quale imparare. Ad ogni modo, è sempre meglio vedere cosa fanno gli altri e imparare dai loro errori ed esperienze, invece che cominciare a sperimentare. Alla base del nostro successo c’è l’idea di avere una carta d’identità, che contiene l’identità digitale, per chiunque vive in Estonia. Questa piccola tessera di plastica è allo stesso tempo carta d’identità, patente, tessera dell’assicurazione sanitaria, tessera della biblioteca ecc. Ancora più importante: questa carta ti consente di firmare tutti i documenti con la tua firma digitale che ha lo stesso valore legale di quella autografa.
• Tutte le amministrazioni in Estonia hanno l’obbligo di accettare i documenti firmati in maniera digitale?
Assolutamente sì, tutti i servizi devono essere disponibili online ed è necessario seguire il principio della “singola volta”, il che significa che non è consentito chiedere la stessa cosa due volte. È illegale chiedere a una persona che è nata in Estonia di presentare un certificato di nascita: lo Stato lo ha prodotto quindi lo Stato deve sapere quanto sei nato. Questo si applica a tutti gli altri documenti. Una cosa che si può imparare dalla nostra esperienza è che le soluzioni digitali avranno successo solo quando la firma digitale avrà lo stesso valore di quella autografa. Per il resto, si può discutere dell’esigenza di avere carte d’identità in plastica o di ricorrere allo smartphone, per esempio. La tecnologia sta rendendo possibili delle cose che non lo erano 20 anni fa e noi dovremmo usare queste possibilità.
• Qual è la sua opinione su come l’Italia ha affrontato la crisi da Covid-19? C’è qualcosa che l’Italia può insegnare alle altre nazioni europee?
L’Italia ha affrontato la crisi nel miglior modo possibile. Non è certamente semplice essere i primi. È stato più semplice per noi altri, dato che abbiamo potuto imparare dalla vostra esperienza. Vorrei anche sottolineare che l’Italia è stata certamente il primo Paese a fronteggiare una situazione di grave difficoltà con la massima trasparenza. Infine, l’Italia ha gestito questa situazione estrema come solo uno stato europeo potente, forte e saggio avrebbe potuto fare: gli stranieri hanno sempre potuto muoversi per fare ritorno a casa, nessun confine è stato chiuso. Tutti i trasporti necessari per consegnare i beni e continuare le attività commerciali sono sempre stati consentiti dall’Italia e attraverso l’Italia. Tutti dovremmo imparare da questo comportamento.
• Per quanto riguarda gli strumenti tecnologici per la didattica a distanza, che feedback avete ricevuto dagli studenti e dagli insegnanti che hanno usato le diverse piattaforme a disposizione in questo particolare periodo?
In tutta onestà devo dire che una delle critiche che abbiamo ricevuto ha riguardato il numero elevato di strumenti a disposizione per iniziare il processo di apprendimento online. Ciò vuol dire che molte scuole e addirittura insegnanti di una stessa scuola usavano tecnologie differenti. Questo ha creato dei problemi agli studenti perché hanno dovuto imparare a usare tutti i diversi sistemi per partecipare alle lezioni. Paradossalmente, anche se avevamo tutte le opzioni per imparare online, non le avevamo usate molto spesso e perciò sono stati necessari degli adeguamenti.
A mio parere, dovremmo decisamente continuare la didattica a distanza, magari considerando di rendere febbraio, il mese più freddo in Estonia, il mese per studiare da casa. Lo stesso approccio potrebbe essere applicato allo smart working. Dovremmo usarlo più spesso.
• L’innovazione sembra un elemento essenziale per affrontare le situazioni di emergenza, ma presenta anche dei problemi connessi, ad esempio, alla privacy dei cittadini e alla gestione dei dati. Pensa che queste due dimensioni possano coesistere?
Questa è una buona domanda e la questione è complicata. Prendiamo le app che possono aiutarci a tracciare il virus o le persone contagiate: in linea di principio, il governo estone sostiene lo scambio di informazioni e gli sforzi di coordinamento all’interno dell’Unione europea per quanto riguarda le app di tracciamento. Un approccio coordinato non significa, però, un approccio identico ovunque. Siccome molti Stati membri stanno sviluppando o hanno già adottato delle applicazioni per il tracciamento, riteniamo che potrebbe essere in sostanza troppo tardi lavorare su dei requisiti uniformi troppo dettagliati. Dovremmo, invece, continuare a lavorare rapidamente a livello tecnico, specialmente nella rete sanitaria elettronica, per assicurare l’interoperabilità e lo scambio di dati.
Allo stesso tempo, riteniamo molto importante assicurarci che la privacy e la protezione dei dati siano considerate nel progettare queste applicazioni.
• Dunque quale soluzione avete adottato?
In Estonia crediamo che la protezione dei dati sia meglio garantita da una soluzione decentrata. Questo approccio potrebbe essere anche il modo migliore per raggiungere un’interoperabilità all’interno dell’Unione europea e oltre. Siamo contro i grossi database in un unico server perché potrebbero rendere il sistema più vulnerabile. Nella nostra società, ogni persona possiede i suoi dati e nessun ufficio del governo ha le informazioni che la riguardano, non c’è nessun grande database con tutte le informazioni. Il tuo dottore può vedere la tua storia medica, ma non può sapere chi è tuo marito. Nel tuo account scolastico puoi vedere i voti di tuo figlio, ma gli insegnanti non possono vedere se tu hai la patente ecc. Ogni amministrazione raccoglie i dati di cui ha bisogno e vede solo i dati che custodisce.
Attraverso la cosiddetta “x-road”, puoi permettere alle differenti istituzioni di scambiarsi i dati su di te. In un mondo digitale tutti gli accessi possono essere seguiti e tracciati. Perciò, se entri nella rete dello Stato con la tua identità e controlli i dati che ti riguardano, puoi anche vedere le persone che hanno consultato i tuoi dati, il loro nome, quali amministrazioni rappresentano, quando hanno fatto l’accesso esattamente. È reato accedere ai dati altrui senza motivo o senza permesso.
Per dirla in poche parole: mentre si raccolgono le informazioni, i dati e la privacy devono essere protetti. In più, se lo Stato mi chiede qualcosa, io devo avere la possibilità di controllare come ha usato l’informazione che io gli ho fornito.
Di seguito l’intervista originale in lingua inglese:
1) I read all the documents you sent and I appreciated the wide range of solutions the Estonian government has implemented. I realized that some of these solutions are not of recent implementation: they suggest an e-governance process, but also the realization of an e-health infrastructure, which began years ago. When did Estonia first understand the importance of investing in e-governance? How would you describe the steps of this process?
Estonia realised very early on right after the restoration of our independence that we must invest into digital solutions. First, it was done because, frankly speaking, we were very poor and we needed solutions, which would enable us to save on the cost of public bureaucracy. Secondly, we had no legacy, we had to change the Soviet-style bureaucracy and create our own. Thanks to leaders with bold vision, we chose the path of using new technologies and digitalisation in our public bureaucracy. Therefore, for over two decades we have lived in the society were one can communicate with public institutions 24/7. I must say, it is very convenient and now, during the crisis we see that we really do not need to change anything to remain operational. We can only add solutions, as we did in the first phase of the crisis – for example, we opened an option for every person to apply for sick leave online.
2) Do you think Italy can learn something from the Estonian experience?
I am sure we can all learn from each other. Learning from others is always the wise option, clearly, our system is very good but surely, we could have done something differently. Our problem was that we did not have a role model to learn from. However, it is always better to see what the others are doing and learn from their mistakes and experiences rather than starting to experiment. The fundamental basis for our success was the idea of having an obligatory ID-card, which contains the digital ID, for everyone living in Estonia. This little plastic-card was at the same time ID, driver licence, health insurance card, your library entrance card etc. Most importantly, this card allowed you to sign all the documents with your personal digital signature and this digital signature has the same legal value as the handwritten signature. All the institutions in Estonia must accept documents, which are signed digitally. When you apply for passport, ID-card, drivers licence or sign the documents to sell your car, you may always sign the necessary bureaucratic forms digitally. You may digitally apply for a fishing permit, 1 hour before you plan to go fishing. All public services must be available on-line and all must follow the one-time only principle, which means that it is illegal to ask same thing twice. It is illegal to ask a person who was born in Estonia to present a birth certificate. State issued it, so the state must have the knowledge, when you were born. That applies to other documents as well, like marriage and divorce certificates etc.
One thing to learn from us is that digital solutions will have success once you have the digital signature with the same power as handwritten signature. As for the rest, well, one can argue that today we do not need any plastic ID-cards, we could manage with mobile-ID, or smart-ID. Technology is enabling things, which were not possible 20 years ago, and we should use these possibilities.
3) What is your opinion on how Italy dealt with the Covid-19 crisis? Is there anything that Italy can teach to other European countries?
First, I would like to say that Italy has dealt with the crisis in a best possible way. It is definitely not easy to be the first. It has been easier for others, as we could learn from your experience. Secondly, I would like to point out, that Italy was certainly first country to handle the super difficult situation with maximum transparency, so it was possible for others to learn from you. And last, but not least, I would like to highlight that Italy has managed this extreme situation the way only a powerful, strong and wise European country could do: all the foreigners were always allowed to transfer through Italy to return home, no borders were closed when you had to reach your home country. All the transportation necessary to deliver goods and continue the necessary commercial activities were always allowed by Italy and via Italy. All should learn from that.
4) As far as the Estonian Ed-tech tools are concerned, which has been the feedback received both from students and teachers on the different school platforms available in this particular period?
Well, to be very honest I must say that one of the critical feedback was that we had too many tools available to start the online learning process. Meaning, many schools and even teachers from the same school were using different technical options, which created a problem for students, as they had to learn to use all the different online-based systems in order to participate at the class. Weirdly, even if we had all the options to learn online, we hadn´t used these much often and therefore it took a bit of adjustment.
My personal opinion is that we should definitely continue online schooling and perhaps consider making February, the coldest month in Estonia, learn-from-home month. The same approach should be applied to smart working, we should use it more often.
Luckily, digital means enable us to react fast in every field. For example, before we could help Italy with masks and make a donation to Italian Red Cross, we shared all our online based e-educational tools for free with everyone.
5) Innovation seems to be an essential element to approach emergency situations but it also presents some problems related, for example, to citizens’ privacy and data management. Do you think these two dimensions can coexist successfully?
This is a very good and complex question. Let´s take the apps, which could allow us to trace the virus, or the sick people, to protect the healthy. In principle, Estonian government supports active information exchange and coordination efforts within the EU on contact tracing applications. A coordinated approach should not however mean an identical one. Since several Member States are developing or have already put into use applications for contact tracing, we feel that it may be practically too late to work on too detailed uniform requirements. Instead, we should rapidly continue work at the technical level, especially in the e-Health Network, to ensure interoperability and data exchange between our solutions. At the same time, we find it very important to make sure that the privacy and data protection is considered in designing these applications. In Estonia, we believe that data protection is best ensured with a decentralised solution. This approach could also be the best way to achieve cross-border interoperability within the EU and beyond.
We tend to be against huge databases in one server, as this would make the system more vulnerable. In our society, every person owns his or her data and no government office has all the information regarding you, there is no big database with all the info. Your doctor can see your illness history but cannot see who your husband is. In E-school page you may see the grades of your child but the teachers cannot see if you have a drivers licence etc. Every institution collects only the data they need and sees only the data they store. Via so-called x-road, you may allow different institutions to exchange data regarding yourself. In digital world all the logs can be followed and traced. Therefore, if you enter the state´s web with your ID and check the data regarding yourself, you will also see who are the people who have checked the data regarding you, what is their name, which institution they represent, when exactly the data was checked. It is a criminal offence to look at someone´s data without a need or a permission.
Consequently, the short answer to your question is, while collecting information, data and privacy must be protected. Also, if the state asks something from me, I should have an option to control how they use the information I gave.
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