Il segnale arrivato ieri dall’Unione europea per contrastare l’emergenza Coronavirus è molto importante. La proposta della Commissione Ue di un Recovery fund da 750 miliardi di euro, di cui 500 di contributi e 250 di prestiti, rappresenta lo sviluppo concreto della proposta all’epoca avanzata dall’Italia quando, su iniziativa del presidente del consiglio Giuseppe Conte, il nostro Paese si fece capofila di un gruppo di altri 8 per chiedere all’Ue una risposta economica più incisiva, attraverso un fondo alimentato da emissioni di debito comune.
E’ esattamente quello che ora la Commissione mette in campo per reperire i 750 miliardi. Un risultato semplicemente impensabile, sino a qualche mese fa.
All’Italia, inoltre, la proposta assegna la fetta più consistente di risorse, ovvero oltre 170 miliardi di euro, divisi in 80 miliardi di contributi e 90 di prestiti. Naturalmente il percorso deve essere completato e le insidie non mancano. Sarà solo con il Consiglio europeo di giugno, chiamato a lavorare sulla proposta, che potremo mettere definitivamente a fuoco il valore dell’intervento. Ma siamo sulla strada giusta: soprattutto, una strada che è stata tracciata grazie al sostegno e all’impegno continuo in questa direzione dal MoVimento 5 Stelle. Senza il nostro sostegno non negoziabile allo strumento del recovery, fuori dalla porta c’era già la fila di chi sarebbe stato disponibile a farsi tentare dalle sirene dell’austerity.
In attesa della conferma della cifra sul piatto, non possiamo non notare quanto siano importanti per l’Italia 80 miliardi di euro di contributi, che potranno essere spesi per gli obiettivi storicamente più cari al MoVimento 5 Stelle: green new deal, transizione energetica, digitalizzazione. La proposta della Commissione lo mette nero su bianco: su questo, quindi, il nostro paziente e insistente lavoro a Bruxelles ha dato frutti sino a poco tempo fa insperati.
Anche la parte relativa ai prestiti, se l’impostazione verrà confermata, presenta il vantaggio di tempi di restituzione molto lunghi e a tassi bassissimi.
Lo vogliamo ribadire: non è finita qua. Ma il terreno su cui la Commissione si è spinta, con la sua proposta, dimostra che lavorare duramente può portare a ribaltare schemi economici europei sin qui fallimentari. L’esatto contrario di quella propaganda pseudo sovranista che in quella stessa Europa è stata solo capace di allearsi con partiti che vorrebbero assegnare molte meno risorse all’Italia e ai Paesi più colpiti, aprendo così la strada alla troika di turno.