Se c’è un settore in cui il nostro impegno in questo periodo di emergenza è stato totale e costante, è stato quello della scuola.
In questi giorni si stanno rincorrendo notizie, voci, dichiarazioni, sul concorso per diventare insegnante. Una Babele che rischia di creare confusione soprattutto per chi ambisce a rivestire questo importante ruolo, magari dopo anni di precarietà.
Facciamo ordine.
Grazie all’impegno della ministra Azzolina, che ha dato seguito a quanto previsto nel decreto scuola dello scorso dicembre, sono stati banditi concorsi per un totale di circa 62 mila posti di docente.
Ieri sera la ministra ci ha dato una ulteriore ottima notizia: abbiamo ottenuto 16 mila posti in più per le assunzioni di docenti: 8 mila nel concorso straordinario e altri 8 mila per l’ordinario. Ebbene sul concorso straordinario per la scuola secondaria, per i precari con 3 annualità di servizio, è il caso di chiarire alcuni punti, a favore di tutta la comunità scolastica in vista nella ripresa delle attività didattiche dal vivo a partire da settembre:
1. Quella del concorso da noi bandito rappresenta l’unica strada percorribile per arrivare all’obiettivo della stabilizzazione dei precari a settembre. Ogni altra soluzione rappresenterebbe solo il mantenimento dello stato di precarietà di migliaia di docenti per un altro anno: infatti la procedura individuata è l’unica espletabile in tempi contenuti, dato che l’alternativa proposta in vari emendamenti (corso di formazione in servizio con prova orale finale) comporterebbe comunque la conversione della cattedra non prima del 2021, con la certezza non solo di non poter ottenere dal MEF altri posti per le cattedre che si libereranno, ma addirittura di vedersi ridurre il numero complessivo degli attuali contingenti previsti;
2. Dire il contrario rispetto a questo significa cadere nel tranello della propaganda leghista, che con il suo ex ministro Bussetti nella legge di bilancio del dicembre 2018 aveva garantito una modalità concorsuale per i precari, salvo poi fare retromarcia ad aprile per individuare procedure non selettive al fine di adescare nuovi elettori in vista delle elezioni Europee 2019; l’unico epilogo è stato che quei posti non sono stati assegnati e sono stati riproposti tali e quali nella legge di bilancio 2019 per il 2020;
3. Nel frattempo stiamo lavorando affinché le graduatorie di istituto vengano trasformate in provinciali e aggiornate tramite modalità informatica con validità per il conferimento delle supplenze nel biennio 20/21 e 21/22. Un impegno che abbiamo assunto e che porteremo a termine;
4. Chi dice che il concorso non può essere espletato a causa della situazione di emergenza in corso dice una falsità. Sono in corso di valutazione misure che consentano ai candidati di partecipare al concorso dalla propria provincia di residenza anche ove si candidino per cattedre in altri territori. Il Ministero e il MoVimento 5 Stelle sono costantemente impegnati a garantire lo svolgimento delle prove in condizioni di sicurezza;
5. C’è un principio al quale il MoVimento 5 Stelle non è disposto ad erogare in nessun caso. La scuola è per definizione il luogo in cui si valorizza il merito e si soddisfano diritti e bisogni di soggetti in formazione, perciò non è pensabile derogare dal dettato costituzionale che prevede che l’accesso i ruoli non può che avvenire tramite concorso selettivo, per esami e titoli. Su questo siamo certi di avere l’appoggio anche del partito democratico, il cui attuale capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, nel 2015 dichiarava che il concorso deve essere l’unico canale di accesso al mondo della scuola. “Basta con le liste infinite”, diceva. Siamo d’accordo con lui, o lui con noi. Non importa, ma adesso non si perda tempo.
Il mondo della scuola non può davvero permetterselo.