Con l’emergenza Coronavirus, mai come oggi si è capito che la mancanza di struttura intorno al turismo può mettere in ginocchio il terzo comparto economico più importante del nostro Paese. Che, ricordiamo, incide per il 13% sul nostro Pil, “muove” 230 miliardi l’anno e soprattutto dà lavoro a 3,5 milioni di persone.
Chiaro, questa primavera abbiamo vissuto tutti qualcosa di impensabile. Però la fragilità del comparto turistico è emersa in tutta la sua evidenza. Come si è arrivati a questa situazione? Quando si nasce sulla sponda di un fiume non ci si preoccupa di procurare l’acqua per bere. Ma se una frana blocca il fiume quello che era scontato da un momento all’altro non lo è più. Il flusso naturale turistico del nostro paese non ha mai reso necessaria la strutturazione di una visione completa. Si è sempre agito sugli strumenti di promozione, intercettazione e ricezione dei flussi, ma questa pandemia ha messo a nudo tutta la fragilità del settore.
Io vengo da una terra, la provincia di Rimini, dove il turismo rappresenta oltre il 30% del Pil. Dove si è sempre ragionato di come gestire un settore strategico ma in decenni non lo si è mai potuto strutturare.
Fondi strutturali, norme, codici Ateco, incentivi al settore, politiche di marketing: tutto nasce da troppi anni in ordine sparso, senza una ratio né un filo conduttore. Per questo, come Movimento 5 Stelle, vogliamo che il decreto Rilancio sia sì il primo step per consentire al settore di rimettersi in moto, ma anche l’occasione per iniziare a pensare come riformarlo.
Nel decreto che ci apprestiamo ora a migliorare in Parlamento, c’è già l’impronta da “piano industriale” per rilanciare il comparto. Ci sono gli sgravi fiscali, innanzitutto. C’è l’esenzione del saldo IRAP 2019 e dell’acconto 2020. C’è l’abolizione della prima rata Imu, in scadenza il 16 giugno, per tutti quei proprietari di alberghi e pensioni che ne sono anche gestori e per gli stabilimenti balneari, con copertura ben 163 milioni. C’è un credito di imposta del 60% sugli affitti per tutte le imprese turistiche fino a 5 milioni di fatturato. Infine, importantissimo in questo frangente, c’è lo stop alla tassa di occupazione di suolo pubblico fino al 31 ottobre per tante attività della ristorazione e bar. Al di là dell’eccezionalità, la defiscalizzazione deve diventare un obiettivo strutturale.
Nel provvedimento, poi, si è deciso di “spingere” la domanda con un bonus vacanze, nella forma del tax credit. In sostanza alle famiglie con un Isee non superiore a 40 mila euro viene riconosciuto nel 2020 un credito d’imposta per le spese sostenute in strutture turistico-ricettive, bed&breakfast e agriturismi. Il credito è di 500 euro per ogni nucleo familiare con figlio a carico, di 300 euro per i nuclei familiari composti da due persone e di 150 euro per quelli composti da una sola persona.
E ancora: un cambiamento vero, nel settore, può passare solo attraverso la sburocratizzazione. Sull’imposta di soggiorno, sono stati semplificati gli adempimenti per i gestori delle strutture ricettive. E’ stato poi esteso da 12 a 18 mesi il termine per usufruire dei voucher ricevuti a compensazione di viaggi e dei pacchetti turistici annullati a causa dell’emergenza Covid-19.
Il decreto Rilancio rafforza anche gli aiuti per il lavoro dipendente. Tutti sappiamo che il turismo vive di lavoro stagionale, e i rischi sul fronte occupazionale sono elevatissimi. I non titolari di rapporto di lavoro dipendente o privi di accesso a forme di integrazione salariale, riceveranno un’indennità di 600 euro ad aprile e 1000 a maggio. Viene invece prorogata di 9 settimane la cassa integrazione per i lavoratori delle imprese turistiche, delle fiere e dei congressi, che potrà essere utilizzata in via continuativa.
Non dimentichiamo, inoltre, gli aiuti diretti sul fronte della liquidità: le imprese e gli operatori turistici con un fatturato fino a 5 milioni di euro, riceveranno un contributo a fondo perduto per il 2020 per un importo proporzionale alla riduzione del fatturato nel mese di aprile del 2020 rispetto allo stesso mese dell’anno prima.
Inoltre, è noto a tutti che il turismo vive soprattutto di promozione: il nostro paese è una delle mete più ambite al mondo, ma nel breve periodo le presenze straniere saranno destinate a calare per forza in modo notevole, soprattutto in riferimento a questa estate. Per riattivare i primi flussi turistici, è stato istituito un fondo da 30 milioni proprio per promuovere il turismo in ambito nazionale.
Un’altra dotazione importante è poi il “Fondo turismo” per sostenere il segmento con operazioni di mercato. La dotazione è di 50 milioni di euro nel 2020 ed è finalizzata alla sottoscrizione di quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio e fondi di investimento per agevolare l’acquisto, la valorizzazione e la ristrutturazione di immobili destinati ad attività ricettive.
Naturalmente la strada da fare è ancora tanta: il decreto Rilancio è solo una prima inversione di rotta. Il turismo richiede un intervento strutturale. Al quale noi, come, MoVimento 5 Stelle, abbiamo già iniziato a lavorare all’interno di un Affare Assegnato apposito in commissione Industria, Commercio e Turismo al Senato. Ascolteremo gli addetti del settore e lavoreremo a nuove proposte.
Il turismo italiano è uno “scrigno” prezioso, un tassello fondamentale del nostro Pil, e faremo di tutto per sostenerlo, preservarlo e rilanciarlo.