di Gianluca Vacca e Bianca Laura Granato, rispettivamente capogruppo del MoVimento 5 Stelle nelle commissioni Cultura di Camera e Senato
Il nostro faro è la Costituzione italiana. E l’articolo 33 lo sancisce nero su bianco: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Una norma che non ha bisogno di spiegazioni. Eppure dobbiamo constatare come in Parlamento sia partito un pericoloso attacco ai principi della nostra Carta.
Da giorni su diversi quotidiani italiani è un susseguirsi di dichiarazioni e prese di posizione da parte di alcuni esponenti del governo e parlamentari, anche di maggioranza, intenzionati ad aumentare gli stanziamenti a favore delle scuole paritarie, la cui gestione non è di competenza dello Stato. È in corso il tentativo di approfittare della crisi per ribaltare le priorità e a giudicare da alcuni degli emendamenti al decreto Rilancio, ora all’esame della Camera, per raddoppiare i fondi già previsti per le paritarie. Non abbiamo alcuna intenzione di cedere su questo punto: dare più soldi alle paritarie, che il governo ha già sostenuto per consentire loro di far fronte alle problematiche causate dalla pandemia, significa darne di meno alla scuola pubblica: impossibile per il MoVimento 5 Stelle accettare una cosa del genere!
Il sistema paritario è stato concepito con la legge 62/2000: una norma discutibile innanzitutto per lo stravolgimento e la manipolazione che – con il passare del tempo – se ne è fatto, ignorando il dettato del già citato art 33 della Costituzione e dando la stura a un anomalo quanto continuo finanziamento dello Stato a favore di questi istituti. E mentre per le paritarie il sostegno statale aumentava, sulla scuola statale si abbatteva la scure dei tagli inaugurata dall’allora ministra Gelmini e proseguita con la gran parte dei suoi successori: 10 miliardi di tagli ai quali si è aggiunta la crisi economica, con il risultato di mettere in ginocchio il nostro sistema di istruzione.
Da qui la domanda che rivolgiamo alle colleghe e ai colleghi parlamentari, in particolare del Pd e di Italia Viva, che propongono di dare nuovi fondi alle paritarie: volete davvero mettere la pietra tombale sulla scuola statale laica e aperta a tutti? Credete veramente che venga prima la scuola privata e paritaria rispetto a quella statale?
Il decreto Rilancio, come accennavamo, stanzia 150 milioni per le paritarie, la somma è stata così suddivisa e giustificata: 80 milioni per le scuole del ciclo zero-sei anni e 70 per le primarie e le secondarie. È una differenza importante perché nella fascia zero-sei anni è compresa quella zero-tre che tecnicamente non è parte del sistema scolastico ma un servizio socio-educativo che riguarda anche le scuole comunali, asili e nidi. Lo Stato deve garantire la continuità di questo servizio. Per quanto riguarda invece l’intervento per le paritarie primarie e secondarie, esso è da considerare “in deroga” e finalizzato a dare un sostegno ai lavoratori e alle famiglie già provati a causa dell’emergenza coronavirus. Soltanto in questa ottica si può giustificare una forma di sostegno a un comparto che la Costituzione ammette ma, come dicavamo, “senza oneri”.
Tali risorse sono, dunque, da considerarsi come uno stanziamento una tantum a fronte di una situazione eccezionale. Non è così, a quanto pare, per alcuni partiti della maggioranza che con i loro emendamenti, in questi giorni all’esame della commissione Bilancio alla Camera, che intendono raddoppiare i fondi per le paritarie: altri 150 milioni di euro sottratti ai nostri istituti statali.
In un momento in cui la scuola statale ha bisogno di più risorse per la pandemia, per ripensare didattica e attività alla luce delle mutate condizioni, la nostra priorità deve essere quella di puntare tutte le risorse possibili sul sistema statale. Noi ci siamo sempre battuti, e continueremo a farlo, per questo. E i nostri emendamenti vanno esattamente in questa direzione: con le modifiche al decreto Rilancio dobbiamo portare il fondo straordinario dedicato alla scuola statale da 1 miliardo a 1miliardo e 200milioni.
Chi vuole disperdere e dirottare altrove queste risorse non ha a cuore l’interesse di studentesse e studenti, la possibilità che la scuola torni ad essere “ascensore sociale” e dunque il futuro del Paese.